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Le dimensioni antropologiche dell'aborto

L'aborto è una pratica:
- universalmente riconosciuta;
- oggetto di riprovazione generale;
- tollerata → viene eseguita nell'ombra e costituisce il paradigma del potere femminile che resta illegittimo e nascosto → contrapposizione tra ufficiale (pubblico / mondo degli uomini) ed ufficioso ( privato, stregonesco / mondo delle donne);
- poco rappresentata anche nei testi filosofici e mai associata a forme di ritualismo o simbolismo perché il feto, sino ad un'epoca recente, non veniva riconosciuto come essere dotato di un'identità specifica ed era assente dalla sfera dei rapporti sociali.



Rimane sospesa fra il trasgressivo e l'accettabile.

Si occupano della riproduzione:
- la demografia: si interessa dei fenomeni biologici per studiarne con metodi matematici gli effetti sulla società;
- la sociologia: studia come la società si comporta con i neonati che le vengono forniti dalla biologia, in particolare attribuisce importanza ai bambini in quanto oggetto di educazione e formazione scolastica. Così facendo ratifica la divisione tra una fabbricazione del bambino in quanto essere di carne (il cui studio rientrerebbe essenzialmente nel campo delle discipline biologiche e mediche) ed una formazione del bambino che dopo la nascita viene preso in carico dal sociale.

Gli esseri umani:
- sono membri di una specie;
- sono oggetto di classificazioni e collocati in insiemi, detti categorie / classi, basati su un principio di equivalenza che permette di dire: da questo o quel punto di vista il tale è equivalente al tal'altro.

Le classi si perpetuano malgrado la partenza o la morte degli individui che le compongono ed un essere inclassificabile è un essere asociale;
- vanno considerati nella loro singolarità → un individuo, in quanto appartenente ad una classe, ne può sostituire un altro della medesima classe in una certa funzione ma non sarà lo stesso e questa differenza è insuperabile.
Non esiste società in cui gli esseri umani non siano oggetto di un processo di singolarizzazione che assegna loro un (o più) nome, che li designa in proprio, ed un posto unico in un insieme ordinato (nella maggior parte dei casi un sistema di parentela). Questo processo si innesca nel corso di un continuum che va dal concepimento alla gravidanza, alla nascita, fino all'integrazione in un gruppo sociale.
La vita sociale modella la condizione umana in un andirivieni costante fra generalizzazione e singolarizzazione: viene riconosciuta l'appartenenza di certi esseri all'umanità; questi esseri vengono accostati in classi di equivalenza in base a tratti impliciti o espliciti capaci di far emergere fra loro delle somiglianze tali che, colti da un certo punto di vista, possano essere considerati relativamente sostituibili ma, mediante la stessa operazione, vengono anche singolarizzati in modo che ciascuno di essi, in quanto è se stesso, non possa essere sostituito da nessun altro. I nomi propri fanno riferimento al carattere rigido dell'identità di cui dispongono gli esseri umani, che li segue attraverso la loro attribuzione a diverse classi o il loro passaggio in diversi mondi. Per descrivere le operazioni che consentono di passare dal più generale al più particolare e viceversa, conviene evitare la metafora della verticalità, che trova il suo fondamento nella costruzione dello stato moderno e presuppone che gli elementi di base, i singoli, siano meno "sociali" e più vicini ad uno stato biologico, animalesco dell'umanità rispetto alle entità generali, ai "collettivi" in cui sono compresi. La singolarità di ogni essere umano preso individualmente, tuttavia, è una creazione della società quanto le classi di equivalenza pertanto è corretto parlare di risalita in singolarità.

La parentela è l'anello di congiunzione fra due insiemi:

biologico: riproduzione degli esseri umani e delle società umane.

sociale: sistemi, termini, relazioni (di parentela).

Negli esseri umani la sessualità (substrato biologico comune alle specie viventi, mammiferi, primati), da cui dipende la riproduzione, si trova inquadrata e vincolata dalla parentela (sistema di alleanza) .un fenomeno biologico viene trasformato in processo sociale.
La rete di parentela è strutturata dall'alleanza che stabilisce una relazione stabile e pubblicamente riconosciuta fra un uomo e una donna, residenti in genere nello stesso luogo, che gestiscono in comune un patrimonio e i cui rapporti sessuali generano dei figli legittimi che entreranno a far parte della parentela, portando un nome e, in misure diverse, potranno vantare il diritto a un'eredità. All'interno del gruppo di parentela gli individui sono qualcuno, occupano un posto unico contrassegnato dalla dotazione di un nome che li designa in proprio.

Godelier


Alla riproduzione biologica dell'uomo potrebbe assolvere anche una sessualità non addomesticata (divieto di impossessarsi sessualmente degli esseri presenti nella cerchia familiare) ma fra i numerosissimi rapporti sessuali non proibiti che possono avere luogo, solo alcuni garantiscono la riproduzione dell'ordine che deve regnare fino ad un certo punto nella società umana affinchè esista una società (rigenerazione della società), vale a dire la generazione di esseri di cui si può identificare la provenienza che, essendo valida, dà loro la possibilità di occupare un posto unico e identificabile all'interno di un intreccio di relazioni.

Devereux

Definisce due diversi usi della sessualità:
- fun: è un diversivo e fa parte della sfera privata ed individuale;
- asservita alla generazione: si inserisce nel quadro delle relazioni legittime istituite dalla parentela.



La sessualità, che può essere giocosa, è diventata la base dello sviluppo della vita sociale e quindi della vita propriamente umana.

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