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L’equilibrio reddituale e le diverse modalità di formazione del reddito


Tra gli indicatori dell’equilibrio reddituale, il più utile e il più sintetico è il ROE, che esprime la redditività del capitale proprio dell’impresa.
Esso è dato dal rapporto fra il risultato netto dell’esercizio (rilevato nel CE) e il capitale netto (determinato nello SP). Esso è quindi una espressione della redditività contabile, cioè misurata con criteri che determinano la formazione del bilancio dell’intermediario. I due profili fondamentali –livello e variabilità- approssimano i concetti fondamentali di rendimento e rischio.
Il ROE è l’indicatore che riassume tutti i riflessi reddituali di ogni politica aziendale e di ogni fenomeno di ambiente che si rifletta sull’impresa, visto che tiene conto sia delle componenti positive e negative di reddito (numeratore) e riflette la dimensione delle risorse messe a disposizione dagli azionisti (denominatore).
Mentre il ROE, in quanto dato puntuale ricorrente è idoneo a sintetizzare la redditività complessiva della gestione aziendale, la sua variabilità nel tempo è in grado di rappresentare il rischio complessivo di impresa. Tale variabilità dipende sia dall’andamento delel componenti economiche (ricavi e costi), sia dalla struttura per scadenze dell’attivo e del passivo, sia infine dalla struttura finanziaria (cioè rapporto tra capitale e debiti).

Le modalità di formazione del modello.
Per modello di economicità del singolo tipo di intermediario si intende la modalità analitico-interpretativa più corretta per mettere in evidenza le specificità nella formazione del suo equilibrio reddituale. Il modo di rappresentazione della realtà non intende quindi riprodurre l’immagine della realtà stessa, ma piuttosto dare di essa un’inteerpretazione significativa.
I modelli di economicità possono essere osservati
- ex post, quali espressioni dell’impatto sugli indicatori prescelti,degli assetti operativi strutturali, delle strategie e delle politiche gestionali e decisioni e tattiche operative
- ex ante, come piani e programmi da realizzare
Ogni forma di intermediazione finanziaria ha un proprio modello di economicità, per questo si suddividono gli intermediari in 4 classi (drastica semplificazione della realtà):

* Intermediario orientati alla formazione di un margine di interesse: La loro gestione caratteristica consiste nell’attività di intermediazione creditizia, cioè nell’acquisizione/gestione di attività finanziarie fruttifere finanziate prevalentemente dall’emissione di passività onerose, che generano rispettivamente ricavi per interessi attivi e costi per interessi passivi. Pertanto l’equilibrio economico di tali intermediari si fonda principalmente sul margine di interesse, che è un margine di redditività lordo. Come già accennato, l’intermediario creditizio trasferisce (intermedia) risorse finanziarie dai soggetti economici in avanzo a quelli in disavanzo, "interponendo" tra questi la propria struttura patrimoniale e assumendo quindi posizioni debitorie nei confronti dei primi e creditorie verso i secondi.
Tali intermediari sono essenzialmente: le banche (per quanto riguarda la tradizionale attività di concessione di prestiti e acquisto titoli, di raccolta depositi e emissione di obbligazioni), le imprese di leasing, di factoring (limitatamente all’attività di finanziamento dei crediti commerciali acquisiti) e le imprese di credito al consumo. [Nb: ci riferiremo alla banca]

Il Conto Economico, infatti, evidenzia 5 diversi livelli di margine:
- margine di interesse (Mis), che secondo il modello di economicità dell’intermediario creditizio, assume importanza centrale.
- margine di intermediazione (Min)
- risultato di gestione (Rg)
- risultato lordo di imposte (Rli)
- risultato netto (Rn), indicatore sintetico e definitivo di redditività dell’impresa.
Diviene importante analizzare come il margine di interesse concorre alla formazione del risultato netto e i fattori che contribuiscono alla formazione del margine di interesse.
A tale scopo si utilizza un "albero dei quozienti", costruito mediante una tecnica di scomposizione aritmetica delle quantità sintetiche nelle singole componenti.
Si considera innanzitutto l’equazioni semplificata dello SP:

Afi + Aaf + Anf = Pfi + Pno + Mp

Afi = Attività fruttifere di interessi
Aaf = Altre attività finanziarie
Anf = Attività non finanziarie
Pfi = Attività fruttifere di interessi
Pno = Passività non onerose
Mp  = Mezzi propri

In secondo luogo si scompone il ROE in 3 componenti:

-> Rn/Rli misura l'incidenza dell'imposizione fiscale sul reddito di eserizio e quindi riflette la politica e il rischio fiscale dell'intermediario
-> Rli/Rg sta a indicare l'effetto reddituale delle valutazioni dell'attivo (perdite su prestiti, plusvalenze e minusvalenze di titoli e cambi, ammortamenti, immobilizzazioni, accantonamenti vari) e di eventuali altri oneri/priventi straordinari
-> Rg/Mp misura il risultato della gestione corrente di intermediazione complessiva, e può essere ulteriormente scomposto nei seguenti elementi:

dove la redditività della gestione corrente è determinata da:
* incidenza dei costi operativi (tra cui importanza prevalente il costo del personale) sul margine di intermediazione, misurata dal rapporto Rg/Min e quindi dall’efficienza operativa dei processi produttivi
* contributo netto dei ricavi finanziari (in genere provvigioni e commissioni al netto dei relativi costi) generati dai servizi finanziari sprovvisti di contenuto creditizio, misurato dal rapporto Min/Mis che misura appunto l’apporto di ricavi da servizi netti, oltre il margine di interesse.
* margine di interesse rispetto ai mezzi propri (Mis/Mp), che costituisce il principale indicatore di redditività lorda dell’intermediazione creditizia (rappresenta quindi l’area distintiva della gestione caratteristica all’interno della gestione corrente).

All’interno di questo modello di economicità si collocano le principali politiche di gestione della banca, e quindi:
* le politiche di impiego, cioè le scelte di concessione del credito e l’acquisto dei titoli (dimensione e composizione delle rispettive strutture dell’attivo)
* le politiche di raccolta, cioè le scelte di indebitamento (dimensione e composizione del passivo costituito da depositi e obbligazioni)
Il margine di interesse è influenzato dal rischio di credito e di interesse. (v. cap 9)

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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