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La cultura particolarista


La cultura politica italiana si presentava, al contrario, come una "cultura particolarista", caratterizzata da una fiducia ristretta alla famiglia, cioè da quei tratti culturali che l'antropologo Banfield (1958) aveva chiamato "familismo amorale".
La cultura politica dell'Italia del dopoguerra risultava più adeguata ad avere una struttura politica tradizionale.
La spiegazione dell'arretratezza politica e della inefficienza delle istituzioni democratiche italiane, è stata ripresa da storici e sociologi, e ha suscitato un vivace dibattito soprattutto dopo la pubblicazione del lavoro di Putnam in cui intendeva dimostrare come il diverso rendimento istituzionale delle amministrazioni regionali italiane sia dovuto alla diversa tradizione civica delle varie aree del paese. Il fattore più importante nel rendere conto di questo diverso funzionamento delle istituzioni politiche, sarebbe la maggiore o minore presenza di CIVNESS, o spirito civico, definita come quel tessuto di norme, valori e regole che favoriscono la cooperazione sociale e il perseguimento del bene collettivo.
Putnam individua quattro grandi aree in cui un maggiore o minore rendimento istituzionale corrisponde ad una maggiore o minore presenza di spirito civico. Quest'ultimo viene misurato da indicatori come il tasso di vita associativa, la quota di partecipazione ai referendum, la tiratura dei giornali.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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