L'evoluzione della disciplina giuridica in materia di bilanci e “corporate governance”
Il bilancio rappresenta il principale strumento di informazione dell'azienda, fornendone una sintetica esposizione della consistenza patrimoniale e della capacità reddituale in un dato momento. Normalmente nei libri mastro dell'impresa esso compare due volte, la prima volta come bilancio di apertura, riferito alla situazione contabile di inizio esercizio, la seconda volta come bilancio di chiusura, che differisce dal precedente in base alla variazioni economico-contabili avvenute nell'azienda durante l'anno a cui si riferisce. Con l'affermazione delle società anonime e del principio della responsabilità limitata, e con gli obblighi giuridici man mano imposti a queste nuove forme d'impresa, il bilancio divenne una forma contabile autonoma e separata per le società di capitale. Gli stessi soci dell'impresa di capitale esercitavano l'autotutela: venne promulgato un sistema di norme tese a proteggere sia i creditori sociali (norme sulla responsabilità degli amministratori, sull'integrità del capitale) che a tutelare gli azionisti (norme che rafforzavano i poteri dell'assemblea). In Giappone si dovette attendere la fine dell'Ottocento per vedere affermate le tecniche della partita doppia, l'ammodernamento delle tradizionali strutture contabili e anche il riconoscimento della forma societaria e della responsabilità limitata. In Francia e Belgio la legislazione commerciale traeva ispirazione dal Codice Napoleonico. In Inghilterra, nel 1844 venne promulgato il Joint Stock Companies Act: in seguito rapporti contabili dettagliati vennero progressivamente imposti alle società che richiedevano investimenti massici ( ferrovie, gas, elettricità), ma si dovette attendere il Company Act del 1928 perchè essi divenissero obbligatori per tutte le società. Negli Stati Uniti le preoccupazioni sulla necessità di maggiori informazioni sulle società a responsabilità limitata si rifletterono nella legge di Incorporazione generale dello stato di New York (1848): essa richiedeva la preparazione di relazioni annuali contenenti indicazioni sul capitale versato e sull'ammontare dei debiti. In Italia, nel 1882, entrò in vigore il Codice Mancini che prevedeva il riconoscimento di più estesi diritti alle minoranze, un sistema di ampia pubblicità degli atti sociali e una più severa considerazione degli atti degli amministratori, sull'operato dei quali doveva vigilare anche il nuovo istituto del collegio sindacale. Inoltre venne sancita la pubblicazione dei bilanci delle società di capitale in un apposito organo, il “Bollettino Ufficiale delle Società per Azioni”; vennero anche messi a disposizione dei soci due nuovi documenti contabili, le relazioni di bilancio e le relazioni del collegio sindacale. Tuttavia, anche in presenza di questi documenti non era affatto garantita la trasparenza delle operazioni contabili: i punti deboli della nuova legislazione risiedevano nell'assenza di una precisa regolamentazione dei criteri di formazione del bilancio, nell'assoluta ignoranza dell'importante materia delle valutazioni di bilancio e nella completa oscurità in cui veniva lasciato il conto profitti e perdite, del quale si richiedeva soltanto la presentazione del saldo annuale. Nonostante i numerosi propositi di riforma, non venne apportato nessun reale correttivo fino al codice civile del 1942, nel quale si richiedeva una dettagliata descrizione dello stato patrimoniale secondo precisi criteri di valutazione.
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Dettagli appunto:
- Autore: Melissa Gattoni
- Esame: Storia Economica
- Titolo del libro: Storia d'impresa
- Autore del libro: P. Angelo Toninelli
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2006
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