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ECONOMIA INFORMALE


È l'insieme di attività di produzione e distribuzione di beni e servizi che sfuggono alla contabilità nazionale; in altre parole, l'economia informale si identifica con quella invisibile o poco visibile. Però questa definizione include una serie di fenomeni molto diversi tra loro, come la produzione familiare per autoconsumo o l'economia criminale dei traffici di droga.
Perciò, una definizione più specifica dell'economia informale, si può basare su 3 dimensioni: le modalità di produzione di beni e servizi, (legali o meno); il tipo di beni e servizi prodotti, (leciti o meno); e l'orientamento al mercato della produzione.
Quindi, se l'economia formale è allora costituita dalla produzione destinata al mercato di beni e servizi leciti, realizzata secondo modalità che non violano la legge, allora l'economia informale è caratterizzata dalla mancanza di uno o più di tali requisiti, e quindi, possiamo definire:
- Economia criminale: la componente informale legata alla produzione illecita di beni e servizi illegali;
- Economia nascosta: quella che produce beni e servizi leciti, ma con modalità che violano in tutto o in parte la legge  (lavoro non registrato, evasione fiscale);
- Economia domestica: quella orientata alla produzione legale di beni e servizi leciti, orientata non al mercato ma all'autoconsumo familiare, o al consumo di un gruppo sociale, o di una comunità.
I confini tra la sfera formale e quella informale dell'economia sono molto variabili: affinché la distinzione regga, è necessario che ci sia un'economia formale definita da regole giuridiche precise e applicate, che delimitano e organizzano le attività economiche per il mercato (in molti paesi del Terzo Mondo questo requisito manca, ed è quindi difficile distinguere tra le due sfere).
A partire dalla seconda metà degli anni '70 l'economia informale, ha cominciato a diffondersi in maniera rilevante nelle zone meno sviluppate, passando da indicatore di arretratezza e isolamento, ad opportunità di inserimento nei nuovi spazi aperti nella divisione internazionale del lavoro.
Sembra che negli ultimi anni il progressivo spostamento di attività informali verso la sfera dell'economia formale, verificatosi fino agli anni '70 abbia subito un'inversione di tendenza, per vari motivi:
1) difficoltà del fordismo e della produzione di massa: l'ipotesi è che i problemi e le trasformazioni della produzione di massa alimentino l'economia informale:
- Direttamente, per le difficoltà occupazionali legate alle recenti spinte verso la deregolazione dei rapporti di lavoro e per il diffondersi del fenomeno del doppio lavoro;
- Indirettamente, per la tendenza delle aziende a delocalizzare a settori di economia informale fasi o componenti della produzione (per renderla più flessibile a costi più bassi).
2) difficoltà dei sistemi di protezione sociale pubblici: che ha portato ad incrementare l'auto-produzione familiare di beni e servizi come conseguenza della minore copertura pubblica. La domanda sociale è stata così coperta da reti di economia domestica basate su scambi di aiuti e forme di reciprocità (c.d. «terzo settore») o sul volontariato;
3) L'elevato costo del servizi finali offerti sul mercato: grazie alle nuove tecnologie che mettono a disposizione strumenti per forme di auto-fornitura di tali servizi, i consumatori (attraverso per es. il fai da te) sono in grado di risolvere problemi che altrimenti richiederebbero costi elevati (manutenzione, riparazione, baby–sitting).
L'elemento che accomuna le diverse logiche che alimentano l'ec informale è il ricorso a forme di reciprocità (sottoforma di relazioni sociali di tipo familiare o parentale) come modalità regolative prevalenti.
In questo senso, con particolare riferimento alla componente dell'economia nascosta, oltre alle condizioni che incidono sul lato della domanda, ovvero:
- ricerca di maggiore flessibilità nell'uso e nel costo del lavoro da parte delle imprese dell'economia formale;
- nuove tecnologie di comunicazione e il miglioramento dei trasporti che favoriscono il decentramento e la delocalizzazione;
- frammentazione e la variabilità dei mercati che, insieme alle tecnologie flessibili, aprono spazi per produzioni informali in piccole imprese, per il lavoro autonomo e per quello a domicilio,
e di quelle dal lato dell'offerta di lavoro informale.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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