Menadro
Menandro (Atene 342 – 291 a.C.)
Commediografo
Autore di confine tra cultura post-classica ed ellenismo
Lingua usata: coiné dialectos
Compose circa 100 commedie
Trame delle più importanti:
Il Misantropo
Cnemone, uomo asociale e misantropo, dopo aver costretto la moglie ad andarsene presso il figlio di primo letto di nome Gorgia, vive con la sola compagnia della figlia e di una vecchia serva. Il giovane Sostrato si innamora della figlia e vuole chiederla in moglie, ma Cnemone caccia a male parole e a sassate il messaggero del giovane. La sorte vuole tuttavia che Cnemone precipiti in fondo al pozzo mentre tenta di recuperare un’anfora e una zappa cadute alla sua serva. Sostrato ne approfitta e, insieme a Gorgia, lo porta in salvo. Per gratitudine Cnemone adotta Gorgia e gli affida il compito di trovare un marito a sua figlia; Gorgia concede così a Sostrato di sposare la propria sorellastra, ottenendo a sua volta in cambio la sorella di lui. Alle doppie nozze, pur riluttante, viene trascinato anche il misantropo Cnemone.
La ragazza tosata
Moschione e Glicera, abbandonati in fasce dai genitori, crescono separati. Mentre Glicera è al corrente del fatto che Moschione è suo fratello, Moschione è all’oscuro di tutto e si innamora di lei. I due suscitano la gelosia di Polemone, soldato di cui Glicera era concubina, che si vendica di lei tosandole i capelli per mortificarne la bellezza. Glicera si rifugia presso la casa di Marrina, matrigna di Moschione, e le racconta la verità. Dopo una serie di peripezie, la situazione si avvia allo scioglimento grazie all’intervento di Pateco, un vicino di casa che, intervenuto come paciere, scopre di essere il padre dei due ragazzi. Glicera e Polemone possono così rappacificarsi e convolare a nozze, mentre Moschione, ritrovata la sorella, ottiene a sua volta una sposa grazie al padre Pateco.
L’arbitrato
Carisio ha abbandonato la moglie Panfile dopo aver appreso che lei aveva avuto un figlio da un altro uomo. Segue una scena in cui il carbonaio Sirisco e il pastore Davo ricorrono a un giudizio d’arbitrato per dirimere una controversia privata: Davo aveva trovato un bambino abbandonato e lo aveva ceduto a Sirisco, il quale ora pretende che l’altro gli consegni anche gli oggetti rinvenuti col trovatello. Ottenuta ragione, Sirisco mostra tali oggetti al cuoco Onesimo che riconosce fra essi l’anello che il suo padrone Carisio aveva perso durante la celebrazione delle Tauropolie, quando, ubriaco, violentò una fanciulla. La flautista Abrotono finge in un primo momento di essere la vittima dello stupro. Alla fine, però, Carisio riflette sull’amore che lo lega a Panfile e, dopo che quest’ultima scopre che era stato proprio Carisio a violentarla quella notte, la vicenda si conclude.
Lo scudo
Il pedagogo Davo comunica che il giovane Cleostrato è morto in battaglia e ne porta in scena lo scudo. Lo zio di Cleostrato, l’avaro Smicrine, fiuta immediatamente l’opportunità di arricchirsi e vuole sposare sua nipote, la sorella ed unica erede di Cleostrato. Tuttavia, lei è già sta promessa a Cherea, figliastro del fratello di Smicrine. Ma ecco che entra in scena Davo: costui intende far credere che Cherestrato sia morto di dolore per la perdita di Cleostrato e che la figlia abbia ereditato il suo ingente patrimonio. In questo modo Smicrine avrebbe cercato di combinare un matrimonio con la figlia di Cherestrato, che avrebbe ricevuto un patrimonio molto più consistente della sorella di Cleostrato. […] Cleostrato ritorna a casa inaspettatamente vivo e sposa la figlia di Cherestrato, mentre la sorella sposa Cherea. Smicrine rimane beffato dall’astuzia del pedagogo Davo.
La ragazza di Samo
Durante una festività religiosa, Moschione, figlio adottivo di Demea, violenta Plangone, figlia di Nicerato, che dà alla luce un bambino. Moschione vuole sposare la ragazza, ma non vuole rivelare la sua paternità: affida dunque il piccolo a Criside, concubina di Demea, che finge di essere sua madre. Demea, già irritato in quanto teme che con la nascita del bambino Criside gli avrebbe chiesto di sposarla, sente dire che il figlio è di Moschione. Sospettando un tradimento, caccia via Criside che si rifugia da Nicerato. Moschione racconta la verità al padre e, chiarito l’equivoco, fa l’offeso per i sospetti di cui è stato fatto oggetto minacciando di partire come soldato di ventura, ma viene convinto dal padre e da Nicerato a restare. Si celebrano quindi le nozze.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Carmine Ferrara
[Visita la sua tesi: "Il problema del male e del nulla nel ''De casu diaboli'' di Anselmo d'Aosta"]
- Università: Università degli Studi di Salerno
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Filosofia
- Esame: Letteratura greca
- Docente: Paola Volpe Cacciatore
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