Il processo di crescita del sud Europa
Le aree in ritardo di sviluppo devono fronteggiare 2 sfide: la riduzione delle distanze economiche e speciali delle zone ricche; la concorrenza con le nuove regioni dell'EST e future beneficiarie del rapporto di coesione.
Le aree in ritardo di sviluppo sono definite dall'UE come quelle il cui prodotto interno lordo x abitante è inferiore di almeno il 25% rispetto alla media dei paesi membri (Portogallo, Grecia, 10 regioni spagnole e le regioni meridionali dell'Italia). Si parla di queste aree con il termine di “ECONOMIE ASSISTITE” con cui si indicano le regioni prive di una struttura produttiva competitiva e aperta ai mercati internazionali, ma fortemente condizionata da un'eccessiva presenza pubblica. Queste zone presentano un modesto grado di sfruttamento delle proprie risorse, bassi tassi di occupazione, alti tassi di disoccupazione.
Per la valutazione del processo di crescita regionale, la comparazione si articola in due parti:
Comparazione tra le dinamiche di crescita economica:
- Pil Procapite: è espresso in % della media europea; consente di rilevare la posizione ricoperta dalle singole regioni nello scacchiere europeo; a tal proposito sono registrati rilevanti processi di crescita per Spagna e Grecia, modeste per il Portogallo e negativo per il Mezzogiorno d'Italia.
- Catching up: misura contemporaneamente gli andamenti espressi dalle regioni povere e da quelle ricche. In alcuni csi c’è stato un fenomeno particolare, il cosiddetto Jobless grouth cioè la crescita dallo scarso contenuto occupazionale, questo perché per resistere alla concorrenza molte imprese compiono l’automazione del ciclo produttivo per ridurre la forza lavoro
- Catene di Markov: valuta i processi di mobilità interna e misura la probabilità di una regione di passare ad uno stadio di ricchezza più elevato o + basso. Quest’analisi ha dimostrato un importante processo di mobilità regionale nei paesi del sud europeo nonostante la mancata convergenza; permangono comunque difficoltà ad uscire dallo status di ritardo e la difficoltà di crescita del mezzogiorno, soprattutto per Abruzzo e Molise. La mobilità che c’è stata in alcune regioni piuttosto che in altre è legata al forte effetto esercitato dall’economia nazionale sulle aree potenziali cioè l’appartenenza ad una nazione piuttosto che ad un'altra gioca un ruolo importate per le possibilità delle singole aree territoriali. Oltre a Irlanda e Lussemburgo, i paesi più brillanti nei tassi di crescita sono Grecia e Spagna mentre Italia e Germania rappresentano un fanalino di coda. Ovviamente ogni nazione ha un diverso regime di crescita in base alle politiche fiscali, alle risorse strutturali, ai conti pubblici….
Analisi delle componenti principali e individuazione dei sistemi economici-sociali: questa 2° parte della comparazione individua 4 componenti principali che sintetizzano le informazioni disponibili rendendo il confronto più agevole. Si tratta di questi indicatori:
- Livello di istruzione: riscontra difficoltà nel mercato del lavoro: ci sono elevati tassi di disoccupazione femminile e giovanile;
- Tasso di disoccupazione: riscontra una struttura a vocazione industriale con elevato tasso di innovazione;
- Densità della popolazione: esprime un livello di istruzione e allocazione di risorse produttive nei servizi;
- Indice di brevettualità: esprime una struttura produttiva prevalentemente agricola.
Comparando tra loro i vari mezzogiorni, emerge che:
• Le regioni spagnole hanno un livello di istruzione alto e importanti industrie;
• Le regioni portoghesi hanno scarsi servizi pubblici e deficit sul piano infrastrutturale;
• Il mezzogiorno d’Italia rimane il più problematica per via dei problemi strutturali del mercato del lavoro e la mancanza di una industria competitiva.
Il fenomeno dell'integrazione europea ha condotto ad un'intensificazione delle diseguaglianze regionali.
Permangono le disparità tra le regioni arretrate con totale assenza di crescita e le regioni ricche che si specializzano nei settori ad alta produttività. Le politiche della comunità devono far si che gli imprenditori di una area sviluppata investano in una meno sviluppata in cui possano avere provvidenze e sussidi. Per quel che riguarda le ineguaglianze regionali la soluzione principale sono i fondi strutturali, per i quali gioca un ruolo fondamentale la politica regionale. Le regioni assumono, così, un ruolo nuovo e di grande importanza nel processo di integrazione soprattutto con la moneta unica che richiede una dimensione sociale omogenea. Gli interventi regionali sono passati da interventi basati sulla mobilità dei fattori, a strategie di valorizzazione delle capacità di viluppo e verso politiche adatte a contenere costi di produzione ma sviluppando l’imprenditorialità e l’innovazione: le regioni per crescere devono valorizzare le potenzialità locali. La Commissione ribadisce che le strategie di sviluppi devono basarsi su 3 obiettivi:
A. Rafforzamento della competitività elle economie regionali per lavori duraturi;
B. Aumento dell’occupazione
C. Rafforzamento della coesione sociale
Quindi non basta solo creare ricchezza ma bisogna potenziar le capacità di creare ricchezza.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Alessandro Remigio
[Visita la sua tesi: "L'offerta fuori sede di strumenti finanziari"]
[Visita la sua tesi: "Valore delle merci e diritti di licenza"]
- Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
- Facoltà: Economia
- Docente: Prof. Giuseppe Mauro
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