L'atto unico Europeo
Dopo l'istituzione dello Sme, i paesi europei compiono ulteriori passi in avanti in direzione dell'implementazione del mercato unico, soprattutto per quanto riguarda la costituzione di un'area commerciale fortemente integrata. Il punto di svolta per la rivitalizzazione del processo di integrazione è rappresentato dal Rapporto che il Presidente della commissione, Jacques Delors, presenta al Parlamento Europeo il 12 marzo 1985. Si tratta di un programma per il raggiungimento di un mercato interno unico entro il 1992. Pochi mesi più tardi il Consiglio Europeo riunitosi a Milano approva tale programma sintetizzato dalla Commissione nel Libro Bianco per il 1985, noto anche come Rapporto Cockfield.
Il LIBRO introduce un nuovo approccio nei confronti dell'eliminazione delle barriere doganali provenienti dalle differenti legislazioni nazionali: si auspica che la Comunità possa far riferimento al principio del mutuo riconoscimento.
L'idea appare semplice ed innovativa: in linea generale tutti i prodotti commercializzati in un paese membro devono essere accettato dagli altri Stati della Comunità.
Vengono riconosciute solo alcuni eccezzini: l'efficacia della supervisione fiscale, la protezioni della salute pubblica, la correttezza delle transizioni commerciali e la difesa del consumatore.
Il Consiglio Europeo di Milano del 1985 getta le basi per rendere più concreto il concetto di integrazione, con le importanti decisioni di istituire una Conferenza Intergovernativa avente l'obiettivo di predisporre quello che diverrà l'Atto unico Europeo, approvato all'unanimità nel febbraio del 1986 ed entrato in vigore nel luglio dopo i referendum di Danimarca ed Irlanda. L'elemento centrale dell'Atto Unico è l'adozione formale del mercato unico quale obiettivo da raggiungere entro il 1992.
L'eliminazione delle barriere avrebbe permesso alla Comunità di conseguire guadagni diretti, indiretti ed in termini di efficienza, mentre l'occupazione sarebbe rimasta costante in una prima fase per poi decisamente crescere nelle fasi successive. Infatti grazie alla creazione di un mercato del lavoro unico per tutti i cittadini comunitari, diventa più semplice dar luogo ad una interessante mobilità del lavoro nell'area europea, con spostamenti da zione meno efficienti verso imprese, zone ed aree più efficienti.
Per l'armonizzazione degli ordinamenti nazionali è necessario una maggioranza qualificata all'interno del Consiglio dei Ministri e non all'unanimità come nel passato, cosi favorendo la rapidità e la tempestività delle decisioni.
Un altro aspetto da prendere in considerazione riguarda la protezione delle economie più deboli. Il Titolo V richiama i principi della “coesione sociale ed economica”, collegando gli obiettivi dello “sviluppo armonioso” con quelli della riduzione delle disparità regionali. La stipula dell'Atto Unico Europeo significa anche un allargamento del potere della Comunità nell'ambito della politica sociale, in quanto si stabiliscono nuove norme sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori, sulla ricerca e sviluppo tecnologico, sull'ambiente.
La creazione di nuove risorse per la copertura del bilancio, il rafforzamento delle politiche di redistribuzione ed in generale tutte le altre misure giocano un ruolo importante nell'evoluzione del processo di integrazione e conducono ad una realizzazione più rapida del progetto del mercato interno.
L'esistenza di non poche riserve in ordine alla possibilità di far coesistere da un lato la libera circolazione dei capitali, dei beni e servizi e dell'altro una politica monetaria stabilita a livello nazionale, spinge verso l'obiettivo di costituire un ambiente economico uniforme. Di qui l'esigenza di procedere con una certa sollecitudine verso una fase ulteriore del processo di integrazione resa possibile nel giugno 1988 un cui viene affidato ad un Comitato la definizione di un piano per il raggiungimento dell'unione economica e monetaria. Viene quindi predisposto un Progetto per realizzare l'Unione Monetaria Europea, vale a dire un'area valutaria dove i paesi membri gestiscono congiuntamente la politica monetaria dell'Unione al fine di conseguire obiettivi macroeconomici comuni. E' però indispensabile che vengono soddisfatte tre condizioni fondamentali:
- la completa liberalizzazione dei movimenti di capitali e la piena integrazione dei mercati finanziari;
- la totale ed irreversibile convertibilità delle monete;
- l'eliminazione delle bande di oscillazione e l'irrevocabile fissazione delle parità.
Continua a leggere:
- Successivo: Il trattato di Maastricht
- Precedente: La crisi del 1992-1993
Dettagli appunto:
-
Autore:
Alessandro Remigio
[Visita la sua tesi: "L'offerta fuori sede di strumenti finanziari"]
[Visita la sua tesi: "Valore delle merci e diritti di licenza"]
- Università: Università degli Studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara
- Facoltà: Economia
- Docente: Prof. Giuseppe Mauro
Altri appunti correlati:
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Il futuro dei principi contabili per le PMI e gli effetti per la revisione contabile
- Sublimazione, Arte e Psicoanalisi: revisione della letteratura e implicazioni terapeutiche.
- L'esorbitante privilegio del dollaro e il suo ruolo nell'egemonia statunitense
- Quanto ne sanno le mamme delle relazioni tra salute orale e benessere del neonato? Una revisione sistematica della letteratura.
- The Internationalization of a Small Firm - The Mechbadger Case
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.