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Le oggettività giuridiche dei reati di prostituzione e pornografia minorili


Le riforme del 1998 e del 2003 hanno permesso che i reati di prostituzione e pornografia minorili fossero introdotti tra i “delitti contro la persona” e non tra i “delitti contro la moralità pubblica e il buon costume” ove si trovavano gli originari delitti di prostituzione.
Problemi permangono circa la collocazione di tali reati tra i “delitti contro la personalità individuale” e cioè accanto ai delitti di schiavitù (art. 600 c.p.).
C’è chi sostiene che tale collocazione sia errata in quanto niente ha in comune la fattispecie di schiavitù con quelle di prostituzione e pornografia minorili, sia dal punto di vista della pena, sia per la differenza del bene giuridico tutelato e anche in quanto non sono fattispecie in rapporto di specialità, potendo benissimo sussistere in concorso di reati.
E chi è favorevole a tale collocazione in quanto riprende la concezione della Dichiarazione Finale della Conferenza Mondiale di Stoccolma che configura tali reati come nuove forme di schiavitù, e perché in comune con la schiavitù c’è la mercificazione della persona umana.
A una analisi dei beni giuridici effettivamente tutelati dai nuovi reati si nota che:
a. i reati di prostituzione e pornografia minorili sono plurioffensivi, in quanto ledono
- intangibilità sessuale,
- libertà sessuale,
- dignità umana,
- personalità individuale,
e quindi ben possono configurarsi accanto al reato di schiavitù;
b. gli altri reati (turismo sessuale, detenzione di materiale pedopornografico, ecc…) ledono “solo”
- intangibilità sessuale,
- dignità umana,
ma la loro collocazione tra i “delitti contro la personalità individuale” appare comunque corretta in quanto tali comportamenti agevolano e stimolano il compimento dei due reati principali e quindi, di riflesso con essi, ledono anche la personalità individuale.

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