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Danza come arte del movimento in Rudolf Laban


Laban è un sostenitore della danza libera dall’artificiosità dei codici accademici. I principi della sua teoria furono elaborati in Germania, dalla quale dovette però scappare perché indagato dalla Gestapo. Arrivato, a 60 anni, in Inghilterra trovò uno spazio di riflessione e il suo pensiero si aprì alla nuova prospettiva educativa, elaborando l’idea di una danza intesa come benessere spirituale aperta a tutti. Laban credeva che ogni uomo ha una natura danzante, e credeva che dominando il movimento l’uomo potesse diventare padrone della propria energia vitale, muscolare ed emozionale. Nel 1950 definisce la significatività del gesto tramite la classificazione dei movimenti in centrifughi e centripeti, distinguibili attraverso quattro condizioni:
- l’uso di una particolare zona del corpo
- le direzioni che prendono i movimenti e le forme da essi create
- lo sviluppo ritmico dell’intera sequenza e il tempo in cui è eseguita
- la collocazione degli accenti e l’organizzazione delle frasi
Lo spazio è concepito a partire dal corpo del danzatore e dai suoi limiti. La danza è una poetica dei movimenti del corpo nello spazio e la logica a cui risponde è legata alla struttura della danza stessa, che nasce da significati interni all’azione e all’emozione. Egli individuò nell’icosaedro regolare la figura geometrica adatta a studiare e descrivere il movimento umano, perché in esso l’uomo può eseguire tutti i movimenti come in una sfera.

Tratto da PEDAGOGIA DEL CORPO di Adriana Morganti
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