Il Dio di Roserio di Giovanni Testori
E’ il primo lungo racconto pubblicato nei “Gettoni” (Einaudi 1954) ed entrato in seguito a far parte della raccolta “il ponte della Ghisolfa”.
L’ambiente è quello delle società ciclistiche dilettantesche del paese, il grande miraggio che accomuna gli atleti è quello del giro d’Italia.
Il Riguttini, il gregario, crede di poter approfittare di un momento di malessere del campione in corsa per batterlo in volata e prendere il suo posto,ma subisce un incidente provocato dal campione e diventa scemo. I sospetti sul Pessina vengono soffocati prima di nascere e lui si trova la strada aperta per il Giro. Il rimorso inizialmente non prevale e correrà la gara decisiva. Il prezzo da pagare, però, è proprio l’ossessione del rimorso, la paura di tradirsi, il gioco di finzioni ed omertà, è la paura del ricatto messo in atto dal capo che ha capito come davvero stiano le cose.
Il campione risulta essere un vinto, un dannato offeso in realtà da sé stesso, ed è il primo di una lunga serie di personaggi – vittima simbolo di una condizione esistenziale.
Intorno ai protagonisti ruotano le comparse che servono a colorire e a coprire con la festa la sotterranea violenza scaturita dalla rivalità. Le comparse sono costituite dalla ragazza del bacio allo striscione di arrivo, dalla folla, il battistrada e il gigolò. Un altro personaggio – comparsa è quello della madre del campione che si presenta in ogni momento del rimorso e della paura.
Elemento centrale in tale racconto è il corpo, teso nella passione esclusiva di trasgredire il suo limite.
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