Le strategie di gestione e di prevenzione del burn out
Il fenomeno di burnout non è più un fenomeno inevitabile, è possibile individuare strategie efficaci sia a livello di prevenzione, che di riduzione del disagio in atto.
La proposta di tali strategie è legata alle ipotesi interpretative del fenomeno che si privilegiano, centrate sul singolo e/o sul contesto lavorativo.
Nonostante ci sia il riconoscimento unanime della maggiore efficacia degli interventi congiunti, volti sia all’individuo che all’organizzazione, la maggioranza delle applicazioni è stata condotta a livello individuale.
Sono state elaborate tecniche ad orientamento cognitivo-comportamentale volte a modificare le aspettative irrealistiche o le false speranze. Molto successo hanno riscosso le tecniche di rilassamento, di gestione del tempo, dello stress. Sono utili le modalità di coping centrate sulle tecniche di distanziamento (interessamento distaccato) in modo da trovare un equilibrio tra il coinvolgimento eccessivo e l’essere distaccato. Altri autori hanno sottolineato strategie diverse di coping, che possono essere messe in atto sia dal singolo che dal gruppo di lavoro.
Se riteniamo il burnout non solo come un sintomo di una sofferenza individuale collegata all’attività di lavoro, ma anche come un possibile indicatore di inadeguatezze organizzative, allora occorre elaborare altre indicazioni operative:
• Sviluppo professionale dello staff (incoraggiare gli operatori ad adottare obiettivi più realistici)
• Cambiamenti nella struttura di lavoro e di ruolo (distribuire tra i membri i compiti difficili)
• Sviluppo del management (predisporre di programmi di formazione per il personale amministrativo)
• Incremento delle modalità di problem solving organizzativo e di presa di decisioni (creare meccanismi formali per l’organizzazione lavorativa, fornire le abilità per gestire i conflitti)
• Definizione degli obiettivi del programma e di modelli di gestione (incrementare la consapevolezza di avere scopi comuni)
Altri autori hanno individuato 4 categorie generali di programmi di intervento sottolineando la necessità, per una organizzazione che vuole prevenire il burnout, di partire da una accurata valutazione dei bisogni e dei problemi individuali e organizzativi:
1. Lavorare per obiettivi e piani
2. Promuovere la partecipazione del personale ai momenti decisionali
3. Agire sulla struttura di compiti e mansioni (prevedere margini di autonomia professionale)
4. Realizzare un sistema di monitoraggio periodico.
Cruciale nella prevenzione del burnout è la formazione degli operatori: i più soggetti a questo fenomeno sono quelli con meno esperienza e che hanno partecipato a corsi di formazione molto tempo prima.
Il burnout merita di essere studiato per 2 motivi:
rilevanza esterna, sociale: costi elevati per tutti i soggetti coinvolti nella gestione dei servizi: gli operatori, che pagano il loro disagio in termini personali, con somatizzazioni, frustrazioni, dispersione di risorse; gli utenti, per i quali un rapporto con tali operatori risulta frustrante, inefficace o dannoso; la comunità, che rende vanificati forti investimenti nei servizi pubblici;
rilevanza interna: necessità di qualificare ulteriormente la ricerca sul burnout, affrontando alcuni aspetti del fenomeno: precisare la relazione tra le variabili considerate, integrare le tecniche di indagine self-report con osservazioni dirette e misure di carattere oggettivo sulla salute dei soggetti.
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Dettagli appunto:
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Psicologia
- Esame: Psicologia della Salute
- Docente: Violani
- Titolo del libro: Psicologia della salute
- Autore del libro: Zani B., Cicognani E.
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2000
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