Khmer rossi e Mao in Cina
Il periodo in cui il movimento dei Khmer rossi si costituisce, si consolida e si espande coincide con quello della rivoluzione culturale cinese promossa oltre che dallo stesso Mao, anche dal gruppo estremista della signora Mao. Essa ha esercitato un’enorme influenza politica e intellettuale su un gran numero di dirigenti comunisti cambogiani. Queste molteplici esperienze sono alla base di un complesso di odi accumulati che quei dirigenti storici una volta al potere non fecero che far esploder: l’odio per la classe dirigente corrotta innanzitutto, quella del regime monarchico che li aveva respinti e braccati ma anche quella della repubblica che li aveva combattuti. Ma quell’odio era legato a un altro: quello per la città in quanto simbolo di un’economia parassitaria e oppressiva. Ma i dirigenti dell’Angkar nutrono anche un altro odio in cui confluiscono gli altri 2: quello per il mondo occidentale cioè l’imperialismo sia neocoloniale sia americano. Questo odio spinge i khmer rossi a chiudersi in un autarchia assoluta, a troncare ogni legame con i paesi stranieri e i loro germi di contaminazione ma soprattutto alimenta la loro volontà di eliminare la borghesia compradora sino-khmer e gli intellettuali occidentalizzati.
Con che criterio reclutarono i membri del partito comunista della Kampuchea e in che modo riuscirono a portare a termine la loro politica? Questi incarichi si ottengono per merito, infatti si accede al cuore del partito progressivamente in 3 fasi, partendo come semplici appartenenti alla lega di gioventù comunista per diventare poi membri candidati e infine militanti con pieno diritto. Il profilo di questi candidati mostra come 3 gruppi di importanza diversa rappresentassero l’organizzazione la quale, in concreto costituiva il braccio secolare del gruppo dirigente: comunisti idealisti provenienti per la maggior parte dal gruppo studentesco e liceale degli anni 60; emarginati e poveracci delle campagne; giovani contadini tra i 14 e 20 anni a volte appartenenti alle minoranze tribali. Gli emarginati provenienti dai villaggi acquisirono un’importanza sempre maggiore all’interno dell’apparato repressivo dei khmer rossi: anche il PCK come aveva gia fatto in principio il partito cinese, cominciò a reclutare vagabondi, alcolisti, violenti, trafficanti, analfabeti, cioè tutta la feccia della Cambogia rurale che era convinta di aver trovato una nuova dignità nella cieca esecuzione degli ordini dell’Angkar. Infine i giovani di età compresa tra 14 e 20 anni costituiscono una parte considerevole degli effettivi di base dell’Angkar. Questi 3 gruppi hanno in comune una caratteristica psicologica messa in evidenza da numerose testimonianze: una cultura del risentimento che sostituisce l’ideologia, un fortissimo desiderio di vendicarsi di un ordine colpevole di averli maltrattati o esclusi.
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Autore:
Filippo Amelotti
[Visita la sua tesi: "Il Canada e la politica internazionale di peacekeeping"]
[Visita la sua tesi: "I cartoni animati satirici: il caso South Park"]
- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia contemporanea
- Docente: E. Preda
- Titolo del libro: Il secolo dei genocidi
- Autore del libro: Bernard Bruneteau
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 2005
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