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Marx - Engels: Ideologia tedesca


La materiale attività produttiva dell’uomo è la sua caratteristica essenziale: l’uomo a differenza dell’animale è capace di produrre utensili, strumenti per rendere sempre più produttivo il suo lavoro. L’uomo non solo produce cose, beni, ma anche idee, religione, morale, diritto, istituzioni, cultura, che sembrano frutto della sua autonoma attività di pensiero ma che in effetti non sono altro che il riflesso della situazione materiale nella quale egli vive. C’è un rapporto intimo tra teoria e prassi e quindi un nesso tra le vissute materiali condizioni materiali dell’individuo e il suo pensiero che si genera da tali condizioni ma che non si rende conto di tale dipendenza. È questo il fondamento ideologico del pensiero: la filosofia è un’ideologia cioè un’interpretazione della realtà storica nella quale è concretamente inserita senza rendersi conto di tale dipendenza.
L’ideologia è una falsa coscienza cioè una coscienza meramente astratta, formale, che serve a legittimare la condizione e lo status sociale di chi la formula e quindi a nascondere la realtà.

La libera concorrenza determina crisi di sovrapproduzione, caduta dei salari, concentrazione di capitali, monopoli, distruzione di ricchezza e miseria delle categorie lavoratrici. Si verifica una separazione-contrapposizione tra capitale e lavoro. Questo contrasto crea 2 conseguenze: la prima si riferisce al fatto della separazione della forze produttive dagli individui che le fanno sussistere con la loro attività, la loro trasformazione in potere estraneo, oggettivo, che si contrappone agli stessi individui; la formazione del proletariato che comprende la grande maggioranza degli individui che è indotto a modificare i rapporti di produzione e quindi anche quelli sociali e politici. Il proletariato è la vera classe rivoluzionaria. Il risultato della rivoluzione è l’instaurazione della nuova società comunista. Il comunismo si afferma come appropriazione da parte del proletariato di quelle stesse forze produttrici rendendo così l’individuo parte delle stesse, in grado di poter partecipare alla produzione e al controllo delle stesse forze produttrici.
Solo in questa società si attua la piena e vera libertà dell’individuo che può realizzarsi come uomo totale cioè può esprimere tutte le potenzialità della sua natura umana. Solo nella società comunista si elimina il principio della divisione del lavoro.
Anche lo stato viene abolito cioè sostituito dalla libera organizzazione sociale, dall’associazione dei liberi lavoratori alla quale compete di ordinare razionalmente l’intera produzione. Questa non si fonderà più sulla vecchia divisione del lavoro ma su un organizzazione del lavoro in cui sia consentita la possibilità di variare le attività lavorative per promuovere e arricchire le attitudini e le capacità di ciascuno affinchè il lavoro consenta un’espressione completa della personalità di ciascuno e ne consegua una vera giustificazione.

Tratto da STORIA DELLE DOTTRINE POLITICHE di Filippo Amelotti
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