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L'aumento della popolazione mondiale: i rischi



Dalla metà del XX secolo è ricorrente la paura che la popolazione mondiale, in costante aumento, finisca col diventare superiore alle scorte di cibo disponibili o potenziali. L’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO) ha fissato l’apporto calorico giornaliero minimo indispensabile per persona a 2350 calorie. In base a questa stima, la produzione annuale di cibo è più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno mondiale. Vale a dire che, se le risorse alimentari complessive fossero distribuite in modo equo, ognuno otterrebbe una quantità di cibo sufficiente per un’adeguata alimentazione giornaliera. In realtà, circa un ottavo della popolazione mondiale è provvisto di cibo e/o di elementi nutritivi in maniera inadeguata. Secondo la FAO, ben 54 nazioni non producono abbastanza cibo per rifornire la popolazione, né dispongono dei mezzi economici necessari per colmare il divario.
Prima che si affermasse la coltivazione dei campi, la caccia e la raccolta erano le forme universali di produzione primaria. Questi sistemi pre-agricoli di occupazione vengono praticati da poche migliaia di persone in tutto il mondo. Il numero di cacciatori-raccoglitori non è solo è basso ma sono destinati ad estinguersi anche perché entrano in contatto con culture tecnologicamente avanzate.
L’agricoltura, intesa come coltivazione di piante e allevamento di bestiame, ha da tempo sostituito la caccia e la raccolta. Si pratica in tutte le regioni del mondo in cui lo permettono le condizioni ambientali, quali un adeguato livello di umidità e una buona estensione della stagione vegetativa e dei terreni produttivi. Le Nazioni Unite ritengono che più di un terzo delle terre emerse mondiali (escluse Groenlandia e l’Antartide) sia utilizzabile da un punto di vista agricolo.
Era consuetudine classificare le società agricole sulla duplice base dell’importanza delle vendite a distanza e del livello di meccanizzazione e progresso tecnologico. Di sussistenza, tradizionale e avanzata sono i termini usati per identificare questi aspetti. I tipi non si escludono reciprocamente ma rappresentano un continuum.
La sussistenza consiste nella produzione per il sostentamento familiare, con l’impiego di utensili rudimentali e di piante autoctone. La tradizionale indica che la produzione è in parte destinata al consumo domestico e in parte orientata alla vendita esterna. L’avanzata comporta un alto investimento di capitali, è industriale e i prodotti sono destinati a luoghi lontani da quelli di produzione.

Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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