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Cristo portacroce di Madrid - Sebastiano del Piombo -


Nella Flagellazione di Viterbo Sebastiano va più avanti: elimina alcuni personaggi e riduce la spazialità della scena, affinché le figure rimaste risaltino nel puro squadro dei volumi. Nell’ombra densa che grava sul gruppo, ogni gesto si carica d’una impietrita intensità e l’avvenimento risulta più evidente. Il punto d’arrivo del processo è costituito dal Cristo portacroce di Madrid e Budapest  e dal Cristo al Limbo di Madrid, opere eseguite intorno al ’30, nelle quali la forma è ormai ridotta a una semplificazione estrema, chiusa in blocchi compatti, sui quali l’incidenza della luce accentua spigoli e tagli, realizzando una sfaccettatura cubistica. Vi è un clima di religiosa austerità.
La Flagellazione di San Pietro in Montorio suscitò le forti critiche del Gilio, che pose questo dipinto come un esempio di come non si dovesse rappresentare la figura del Cristo in una scena della Passione. La critica della Controriforma, infatti, giudicava l’arte di Sebastiano con aperta diffidenza.


Tratto da ARTE MODERNA di Gabriella Galbiati
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