La temporalità in Un mercoledì da leoni - J. Milius -
L’emergenza di una nuova posizione assiologica in rapporto ai codici modali dell’onore, ci permette di ritornare al problema della temporalità del testo. Se è vero che la posizione finale dell’eroe del racconto non coincide né con l’isotopia della vita – temporalità di tipo lineare – né con l’isotopia del surf – temporalità di tipo ciclico –, occorre rendere conto di un terzo modello di temporalità e più in generale costruire un modello globale della temporalità in relazione alle diverse posizioni relative al codice dell’onore.
Al codice della fierezza corrisponderà allora una temporalità localmente ciclica inserita in una temporalità globalmente lineare, a cui corrisponderà la temporalità del mito, un “io” ciclico che prevale sulla temporalità del racconto. Per contro al codice dell’umiltà corrisponderà una temporalità localmente lineare inserita in una temporalità globalmente ciclica, a cui corrisponderà la temporalità della parabola, in cui un “io” lineare – un io che va verso un tu – sarà inglobato da un tempo che non conosce mutamenti.
L’enunciatore non risulta situato ne sull’isotopia del surf, né su quella della vita: egli ricopre fin dall’inizio la posizione manifestata dal codice della fierezza sulla quale avrà luogo al termine del film la congiunzione con i soggetti della narrazione. Questa sua posizione è riscontrabile per esempio nella distanza che la m.d.p. mantiene nei confronti dei personaggi– eccezion fatta per la sequenza del distretto militare – lungo tutto il film, fino al momento del grande mercoledì; essa è una distanza che sottolinea l’autonomia da una parte, e il rapporto di non complicità dall’altra, tra il punto di vista dell’enunciatore e i personaggi. La m.d.p. infatti si posizione sempre avanti o indietro rispetto ai protagonisti, sceglie una posizione e la mantiene, non li segue, lascia che si avvicinino o si allontanino: nella sequenza del cimitero ad esempio, quando si sentono le voci dei protagonisti in lontananza, essa è gia posizionata nel punto dove questi si fermeranno per celebrare il loro particolare rito funebre, e rimarrà in quella posizione anche quando i tre si allontaneranno dal cimitero.
Da un punto di vista narrativo questa gerarchia, che manifesta un rapporto do superiorità nei confronti dei personaggi da parte dell’enunciatore, viene a riproporsi sotto un altro aspetto, nella sequenza della rissa a casa di Jack: Bear, in quanto destinatore, e i suoi amici manifestano la stessa autonomia nei confronti del racconto, e rimangono fermi dove sono senza partecipare ad un evento come la rissa.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Nicola Giuseppe Scelsi
[Visita la sua tesi: "A - Menic / Cinema. Da Dada al Progetto Cronenberg"]
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo
- Esame: Semiotica dei media
- Docente: Guglielmo Pescatore
- Titolo del libro: Il narrativo e il sensibile. Semiotica e teoria del cinema
- Autore del libro: G. Pescatore
- Editore: Hybris - Bologna
- Anno pubblicazione: 2001
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