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Le varie nozioni di testo filmico

Le varie nozioni di testo filmico




“Testo” è anche utilizzato nelle analisi filmiche in riferimento ad una concezione, che resta implicita, differente, se non contraddittoria, da quella di Hjelmslev; sembra indispensabile chiarire tale scarto. Questo senso particolare del termine “testo” è legato agli interventi teorici di Julia Kristeva, del gruppo “Tel Quel” e della corrente critica che esso suscitò all’inizio degli anni ’70: questa strategia teorica intendeva promuovere un nuovo tipo di lettura e di produzione letteraria, e si trattava di provocare il clima favorevole all’accoglimento delle produzioni testuali degli autori membri della rivista o sostenuti da essa.
Non è facile esporre in modo sintetico una tale nozione, poiché essa non si comprende se non attraverso una disseminazione del senso, tuttavia Barthes è riuscito nell’impresa di presentarne una versione assai chiara, senza tradirla. È stato Bellour a esplicitare in modo più netto l’origine di questa accezione, collegando la nozione di testo all’opposizione formulata da Barthes tra “opera” e “testo”: l’opera è definita come un frammento di sostanza, un oggetto che si tiene in mano, la cui superficie è fenomenica e può occupare uno spazio fisico; ora, se l’opera si può tenere in mano, il testo si tiene nel linguaggio, è un campo metodologico, una produzione, un percorso. Non è possibile enumerare dei testi, si può solamente dire che in questa o in quell’opera vi è del testo; il testo resta interamente omogeneo al linguaggio, esso non è che linguaggio e non può esistere tramite un altro linguaggio, esso non può essere conosciuto se non in un lavoro, in una produzione.
 Quest’altra concezione del testo è omologa dunque a ciò che Metz chiama “il sistema del testo”, e l’opera, oggetto concreto a partire dal quale di elabora il testo, corrisponde al “testo” metziano, poiché questo era svolgimento attestato, discorso manifestato; questa omologia è particolarmente manifesta quando Metz definisce il sistema del testo come spostamento sottolineando la relazione d’antagonismo che si stabilisce tra l’istanza del codice e quella testuale. Si dovrà dunque fare molta attenzione ad osservare nell’uso di questo termine le due accezioni che esso ricopre.
In Metz la nozione di testo filmico è valida per tutti i film, essa non è mai restrittiva ne selettiva, il che non accade nella seconda accezione che stiamo analizzando; testo in senso semiotico è egualmente una nozione strategica con funzione polemica e programmatica, che intende privilegiare certe opere, quelle in cui si trova del testo, e promuovere una nuova pratica di scrittura, contrapponendosi all’opera classica e alla concezione antica del testo che ne deriva, in cui quest’ultima è il garante della cosa scritta in cui assicura la stabilità e la permanenza dell’essere scritta.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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