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La linearità dello scorrimento filmico, Metz


LINEARITA’ ED ESISTENZA DELLE UNITA’ DISCRETE

Ciò che caratterizza la percezione del film è la linearità dello scorrimento, la cui impressione di continuità sta alla base dell’influenza che il film esercita sullo spettatore; tuttavia, come ha mostrato Metz, esiste all’interno del linguaggio cinematografico un certo numero di unità differenziali, vale a dire in senso linguistico discrete, che hanno per proprietà di non valere se non per la loro presenza e la loro assenza , di essere per forza o simili o differenti. Un’unità discreta è sempre differenziale all’interno di un codice particolare , e lo è soltanto all’interno di quel codice; nel caso del cinema, ciò che caratterizza queste unità differenziali, è che esse sono intimamente mescolate al primo livello della significazione filmica, quello creato dall’analogia fotografica, e che, di conseguenza, non appaiono per ciò che sono, vale a dire delle unità discontinue, discrete. Un’unita distintiva non è mai propria di un linguaggio, ma di un codice: il piano può essere così considerato come l’unita del codice del montaggio, il fotogramma lo sarà del codice tecnologico della riproduzione del movimento; la maggior parte delle unita distintive cinematografiche intervengono indipendentemente dalle frontiere del piano, sia al di qua(unità più piccole), sia al di là(unità più grandi), per esempio per i codici narrativi.

Tratto da ESTETICA DEL FILM di Nicola Giuseppe Scelsi
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