Cibo come marchio
L’abitudine al consumo fa sì che un piatto diventi tipico e che si trasforma su un piano simbolico in una sorta di marchio d’identità: le abitudine alimentari finiscono per creare dei gruppi di definizione o di appartenenza. A volte però è lo stesso gruppo a fare di quel piatto o bevanda un elemento di orgoglio e di identificazione, identificandosi per ciò che si mangia e distinguendosi per ciò che non si mangia.
Se da un lato certi prodotti si legano a un territorio, con denominazioni di origine per attestarne la loro tipicità, da un altro punto di vista il loro consumo può mettere in scena un altro tipo di appartenenza, di classe, ceto, rango, genere, ideologia. Il cibo, quindi, diventa uno strumento per sottolineare le differenze tra gruppi, culture e strati sociali, e in certe popolazioni anche di genere (non possono mangiare carne le donne).
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Dettagli appunto:
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Autore:
Elisabetta Pintus
[Visita la sua tesi: "L'individuazione di nuovi segmenti turistici: ''il turismo danzante''"]
- Università: Università degli Studi di Cagliari
- Facoltà: Economia
- Esame: Demoetnoantropologia - A.A. 2010/2011
- Docente: Felice Tiragallo e Tatiana Cossu
- Titolo del libro: Il primo libro di antropologia
- Autore del libro: Marco Aime
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2008
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