Le tracce dell'enunciatore e dell'enunciato

Le tracce dell'enunciatore e dell'enunciato

C’è un evidente diversità di trattamento tra le tracce dell’enunciatore e quelle dell’enunciatario. Nei nostri brani,
- le prime si sono concretizzate nel gesto di qualcuno che porge notizie, ammicca, racconta una storia,
- mentre le seconde si sono collocate, sintomaticamente, nel fuori campo;
Si può approfondire questa dissimmetria per ribadire che esistono diversi livelli di figurativizzazione delle marche dell’enunciazione: accanto alle tracce che semplicemente ricordano la presenza di un presupposto, abbiamo
- delle tracce che operano attraverso la metonimia – come i segni di ripresa –,
- delle tracce che lavorano sul piano della composizione del ritmo – come certe illuminazioni e certi montaggi –,
- delle tracce che scelgono la strada della simbolizzazione – come certi inserti ricorrenti(lo specchio, la finestra, l’occhio) –,
- delle tracce che si allineano agli elementi della finzione – come certi comportamenti canonici(l’informare, l’ascoltare, il vedere) –.


In questa linea è bene riservare d’ora in poi il termine enunciatore ed enunciatario alle istanze astratte, implicite nel testo, ed esplicitabili solo attraverso la costruzione di un’iperfrase esecutiva del tipo “io dico e ti faccio sentire che…” o “io mostro e ti faccio vedere che…”; mentre chiameremo narratore e narratario quelle figure che segnano il pieno ingresso nell’enunciato delle ragioni dell’enunciazione, al punto da assumere una sorta di vita insieme esemplare ed autonoma qual è ad esempio quella dei personaggi che raccontano la storia che stanno vivendo o, sull’altro versante, quella dei personaggi che all’interno della vicenda si fanno destinatari della narrazione.
Resta tuttavia da definire il senso di eventuali dislivelli di figurativizzazione, e più ampiamente l’effetto dell’ingresso in campo di quanto regge il film.