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La Russia imperiale - Il regno di Alessandro I (1801-1825)


Le prime iniziative dell’imperatore confermarono l’entusiasmo con cui era stata accolta la sua salita al trono (abolizione delle restrizioni sui viaggi all’estero e sull’ingresso degli stranieri, allentamento della censura, abolizione della tortura quale mezzo d’indagine) e si possono collocare all’interno delle 2 fasi liberali del suo regno:
I fase (1801-’05): trasformazione della Russia in senso illuminista e anglofono attraverso il ripristino del senato, l’istituzione dei ministeri, una nuova legislazione sociale (non solo la piccola nobiltà poteva possedere le terre, emancipazione volontaria dei servi dai padroni), la priorità dell’istruzione (creazione di università)
II fase (1807-1812): si caratterizzò per l’attività del primo ministro di Alessandro, Michail Speranskij, che si rifaceva all’idea di “Stato di diritto” e che propose un progetto di costituzione, la divisione dei russi in 3 categorie (nobili, popolo di condizione media e lavoratori), il riconoscimento di 3 diritti (civili generali, civili speciali e politici), la divisione in 4 livelli amministrativi (volost’, distretto, provincia e paese) , le 4 istituzioni generali e le relative     controparti locali (dume-duma di Stato/istanze giuridiche-senato/comitati amministrativi-ministeri), l’istituzione di un consiglio di Stato, un corpo di esperti nominati dal sovrano affinché lo aiutassero  nell’opera legislativa.
Successivamente, mentre l’imperatore era impegnato a gestire le questione straniere, la situazione interna volgeva al peggio: il regime costituzionale imposto alla Polonia dopo il Congresso di Vienna non funzionava, la servitù della gleba non diminuiva e Arakčeev, il brutale braccio destro del sovrano, divenne ministro della guerra (creò le “colonie militari”, dove servizio militare e coltivazione della terra si combinavano) e poi primo ministro.
Le delusioni favorirono l’emergere del I gruppo rivoluzionario russo: i decabristi (da dekabr’  in seguito alla loro fallita sollevazione di dicembre nel 1825), ovvero ufficiali dell’esercito appartenenti a famiglie aristocratiche che avevano avuto un’ottima educazione e, partecipando alle guerre napoleoniche, avevano conosciuto l’Occidente. I decabristi erano liberali e aspiravano a introdurre il costituzionalismo e la libertà parlamentare e ad abolire la servitù della gleba, ma la loro ribellione godeva di scarsi appoggi sociali. in un primo tempo, si dimostrarono pronti a collaborare con il governo, ma poi, di fronte all’accentuarsi della reazione, cominciarono a pensare che sono l’uso della forza avrebbe potuto attuare le loro aspirazioni. Quando Alessandro morì e si venne a creare una crisi dinastica, i decabristi avanzarono le loro pretese al potere: con la scusa di difendere la successione al trono di Costantino (dato che Alessandro non aveva né figli né nipoti, il granduca Costantino era il legittimo erede, ma in realtà egli aveva sposato un’aristocratica polacca non di sangue reale rinunciando ai suoi diritti al trono), attuarono un colpo di Stato nel giorno in cui la guardia avrebbe dovuto giurare fedeltà a Nicola (l’erede legittimo secondo il manifesto scritto dallo stesso Alessandro, manifesto che però era stato a lungo segreto), ma la congiura fallì.

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