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Divisione sociale a Napoli capitale


In città c’era una divisione sociale tra nobiltà e plebe, ma anche di ceti borghesi e popolari.
La nobiltà è di Piazza e fuori Piazza. Le Piazze (o Sedili o Seggi) erano le ripartizioni dell’aristocrazia puramente associative. Erano 5 (Capuana –Nido –Porto –Portanova –Montagna) e comprendevano circa 130 famiglie.
Le famiglie fuori Piazza potevano avere lustro maggiore o minore. La differenza sostanziale tra le due nobiltà era la Capitale. Infatti la nobiltà di Piazza partecipava al governo della città; la seconda ne era esclusa.
La borghesia a volte si confondeva con la nobiltà, si occupava dell’amministrazione pubblica e del commercio.
Il Terzo Stato costituiva la Plebe ma in seno ad essa le distinzioni erano maggiori. La plebe comprendeva tutte le arti e i mestieri tranne alcune (stampatori,orefici,pittura architettura e seta) che venivano ritenuti appartenenti al Popolo.
La plebe era considerata un elemento potenziale di disordine e i plebei erano inseriti in nessun modo nella struttura della città:erano affamati, volgari e petulanti. Erano i lazzari.
Non mancavano le lotte e i contrasti sociali. Nel sec XVI la nobiltà di Piazza e il Popolo avevano stabilito uno stretto controllo sull’amministrazione cittadina. Infatti il governo era esercitato da una giunta composta da un rappresentante per ciascuna Piazza nobile e di un rappresentante del Popolo designato dal viceré in una rosa di sei nomi scelti per elezione da procuratori delle Ottine. Le Ottine erano 29 e formavano i rioni della città.
I mercanti di grano e Arte della Seta dominavano la Piazza popolare ed erano in antagonismo con la nobiltà.
I nobili e popolani scaricavano i loro pesi sulle classi inferiori e sfruttavano a proprio vantaggio l’enorme giro d’affari che era costituito dal municipio napoletano. Ciò spiega le lotte nelle Piazze per entrare a far parte degli eletti, con moti e tumulti (1585-1620-1622).

Tratto da NAPOLI CAPITALE di Stefano Oliviero
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