Appunti per l'esame di Storia Moderna in cui si delinea un quadro preciso e dettagliato di Napoli dal 1200 al 1800, seguendone l'ascesa e l'espansione: a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, Napoli era la maggiore città italiana e la seconda in Europa, dopo Parigi, a causa di una immigrazione costante dovuta alle sue attrattive. Ci si addentra nei motivi di questa espansione e richiama alla memoria tutti gli aspetti che le diedero lustro.
Napoli Capitale
di Stefano Oliviero
Appunti per l'esame di Storia Moderna in cui si delinea un quadro preciso e
dettagliato di Napoli dal 1200 al 1800, seguendone l'ascesa e l'espansione: a
cavallo tra il XVI e il XVII secolo, Napoli era la maggiore città italiana e la
seconda in Europa, dopo Parigi, a causa di una immigrazione costante dovuta
alle sue attrattive. Ci si addentra nei motivi di questa espansione e richiama alla
memoria tutti gli aspetti che le diedero lustro.
Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa -
Napoli
Facoltà: Lettere
Corso: Conservazione dei Beni Culturali
Esame: Storia moderna
Titolo del libro: Napoli Capitale
Autore del libro: Giuseppe Galasso
Editore: Electa Napoli
Anno pubblicazione: 19981. Napoli gentile
Un non illustre cronista del Quattrocento (Loise De Rosa), qualificò Napoli con l’aggettivo “gentile”.
Tuttavia egli esprimeva un idea che aveva avuto una precedente e larga circolazione.
La denominazione di gentile è nell’epoca aragonese la più corrente fra quelle riservate alla città :grande,
nobile, bella..
È insomma, la gentilezza che consiste nella dolcezza e nella raffinatezza dei costumi, quella di cui si intende
parlare per Napoli, come qualità sociale e nativa.
È evidente che la qualificazione di gentile sia strettamente legata alle note nuove di cultura e di mondanità
che anche a Napoli si ebbero con i moti rinascimentali. Il Rinascimento a Napoli rimane un fenomeno di
importazione culturale.
L’importazione ebbe un chiaro marchi politico, perché coincide sopratutto con l’azione culturale di Alfonso
il Magnanimo. È da allora che a Napoli si ebbero le prime manifestazioni eminenti e durature del
Rinascimento napoletano. Anche se, almeno all’inizio, si tratta più delle lettere che delle arti.
Il sovrano si attorniò dei più grandi intellettuali: Valla, Filelfo, Piccolomini ed altri. Da ciò l’iniziativa regia
valse a fare di Napoli una capitale dell’Umanesimo italiano.
La figura di Alfonso offre poi la possibilità di definire il rapporto con la città e con il mondo meridionale. Fu
Croce a notare l’aspetto italiano ed umanistico della figura di re Alfonso, e d il suo entusiasmo per gli studi.
Con il figlio di Alfonso, Ferrante, la situazione mutò. Il suo respiro umanistico si fece più ampio e più sicuro
di quello del padre. L’Umanesimo diventa napoletano, grazie anche ai più numerosi esponenti napoletani
(Diomede Carafa, Iacopo Sannazzaro, Tristano Caracciolo). La Napoli “gentile” del tempo aragonese è,
dunque, effettivamente in stretta connessione con le misure e le forme culturali e artistiche di questa fase
della vita cittadina; è la Napoli dei metri e degli equilibri rinascimentali che rivaluteranno la sua antica
bellezza e dolcezza del suo vivere.
Stefano Oliviero Sezione Appunti
Napoli Capitale 2. Persistenza e vitalità di Napoli gentile
La definizione di gentile non si perse con lo svanire dei tempi aragonesi. Per esempio si parla di Napoli
gentile in una commedia fiorentina del 1569; oppure c’è ne parla Giovan Battista Tufo in una sua opera
(Ritratto o modello delle grandezze, delizie e meraviglie della mobilissima città di Napoli) della metà del
XVI secolo.
La definizione si mantenne anche nel XVII secolo. “Ho discendenza da Napoli mia gentile” afferma
Pulcinella in una delle sue prime apparizioni teatrali.
Giunge così a piena maturazione quel processo di individuazione, definizione e descrizione di una tradizione
letteraria napoletana (e in napoletano). L’opera che apre questa autobiografia letteraria della città e il
Forastiero di Giulio Cesare Capaccio. Nelle pagine del Capaccio l’onomasticon letterario della città
comprende Sannazzaro, il Rota, Pontano, Tasso, Marino e G.B Basile.
Nel Capaccio le glorie letterarie si accompagnavano a quelle in ogni altro campo dello scibile: diritto,
medicina, filosofia, arte, scienze e musica.
La definizione di Napoli gentile è ancora presente nella tradizione cartografica e iconografica della città. Del
1579 è la pianta della città (La città di Napoli gentile) di Mario Cartaro.
Napoli gentile è il titolo della mappa di Nicolò Van Aelst del 1590. entrambe si rifanno alla mappa Lafrery.
Stefano Oliviero Sezione Appunti
Napoli Capitale 3. La capitale accentratrice e unificatrice
I sovrani aragonesi effettuarono una politica della capitale più consapevole ed organica. La capitale quindi
divenne un vero e proprio grande strumento di governo.
A ciò corrispondeva un accentuazione assai forte del ruolo della classe amministrativa e forense, che si
venne sempre più formando e affermando come nuova nobiltà di toga.
Ancora più importante fu la politica che la monarchia seguì verso la feudalità. Essa può riassumersi nel forte
incremento dato alla prassi della compravendita dei feudi. Così la feudalità contava più come ricchezza e
privilegio, che come classe di potenziali antagonisti del sovrano.
La città era ormai nettamente la prima del Regno e ne ospitava le maggior attività commerciali,
professionistiche e amministrative, con grande vantaggio del patriziato e dei ceti borghesi locali.
La funzione della città era anche unificatrice. Ne ebbe una precoce intuizione Benedetto Croce, asserendo
che nel periodo aragonese si formò una cultura e letteratura napoletana, latina e italiana, che si diffuse in
tutto il territorio e tra tutte le persone dei vari ceti sociali.
Stefano Oliviero Sezione Appunti
Napoli Capitale