Proseguimento del processo all’Ordine Templare
Il gran maestro fu interrogato e dichiarò che il Tempio da molto tempo era stato sedotto da Satana; il re Filippo era riuscito a comunicare sia al maestro che al pubblico in generale che l'arresto fosse stato portato a termine con la consapevolezza e consenso di papa Clemente. La realtà era ben diversa, il papa non veniva considerato nella maniera più assoluta, ma nonostante la sua profonda indignazione rimase un uomo debole e in una posizione debole. Inizialmente aveva deciso di tenere una serie di concistori per assicurare all'ordine la sua protezione, ma purtroppo un importante templare confessò di aver rinnegato la croce e la fede, quindi ordinò a sua volta l'arresto dei membri della confraternita; ma in seguito fu preso dal dubbio in quanto i cardinali che aveva inviato a Parigi, al ritorno riportarono che alcuni templari avevano ritrattato ogni cosa, tra i quali anche Jacques de Molay. Il papa a questo punto, era l'inizio del 1308, si rifiutò di condannare l'ordine, il re convocò un'assemblea in cui accusò pubblicamente l'ordine, affermando che i suoi delegati avevano scoperto l'eresia latente, che tentava di distruggere la fede e la Chiesa, ma che alla fine molti templari avevano confessato, e addirittura alcuni si erano suicidati. Tutto il discorso era terminato con una velata minaccia, le realtà della colpa dei Templari non poteva né doveva essere mesa in dubbio dai vari cattolici, nessuno e meno di tutti il Papa doveva preoccuparsi di come, con quali mezzi o in presenza di chi la verità era stata scoperta. Se Clemente avesse dubitato di Filippo e delle sue decisioni, si sarebbe anch'egli macchiato di eresia, doveva condannare formalmente il Tempio. Egli cercò di resistere, ma quando altri Templari scelti di proposito da ufficiali regi ribadirono le loro confessioni, capitolò definitivamente. Si persuase così che almeno alcuni dei Templari fossero colpevoli e ciò lo giustificò nell'ordinare ai vescovi di usare la procedura inquisitoria tortura inclusa contro i membri dell'ordine; dall'altro istituì delle commissioni papali per analizzare la situazione e vedere fino s che punto i membri fossero coinvolti nei singoli reati. Pochi furono coloro che riuscirono a sopportare un martirio simile, e le confessioni si moltiplicarono. Queste commissioni raggiunsero però risultati che sorpresero il Papa, ma probabilmente risultarono sgraditi al re: le confessioni ottenute con la tortura erano numerose, ma quando fu chiesto di presentarsi volontariamente a deporre giunsero circa cinquecento persone, le quali sebbene sfinite dalla fame e dalla tortura rianimarono nella difesa dell'ordine. Una difesa scritta presentata da alcuni Templari si è salvata e trabocca d'innocenza, ingenuità, sostenevano che era impossibile che uomini che morivano sotto tortura, guadagnandosi la palma del martirio fossero colpevoli, inconsapevoli del ruolo giocato dal re Filippo, ritenevano che il re fosse stato ingannato da bugiardi testimoni, fino agli arresti non si era mai fatto cenno a scandalose accuse.
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Autore:
Elisa Giovinazzo
[Visita la sua tesi: "La stregoneria secondo Carlo Ginzburg, Norman Cohn e Stuart Clark"]
[Visita la sua tesi: "Carlo Ginzburg: una biografia intellettuale"]
- Università: Università degli Studi di Verona
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