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Il concilio di Costantinopoli e la fine della crisi Ariana


Ambrogio sarà anche grande ispiratore di Valentiniano II, fratello minore di Graziano e figlio di Valentiniano. Graziano muore nel 383 per una rivolta del generale spagnolo Massimo e Valentiniano II dal 389 diventa l'unico sovrano di Occidente. Grazie a lui la chiesa si estende, si rafforza, vince definitivamente contro l'arianesimo e ridefinisce i rapporti con lo Stato.
Importante sarà il ruolo vestito da Ambrogio, diventato vescovo di Milano nel 374 e morto nel 397. La figura di Ambrogio si fa sentire già dall'epoca di Valentiniano I, frenata però dall'imperatore. Ma da Graziano in poi riorienterà i suoi rapporti col potere in maniera decisa e risoluta. Nel 381 domina il Concilio di Aquileia e ottiene qui la condanna di due vescovi ariani, Palladio e Secondiano e nel 385 supererà l'ultimo ostacolo ariano, a Milano, con la ferma opposizione all'imperatrice Giustina di aprire una basilica agli ariani.
In Oriente Teodosio era un fervente credente del nicenismo così, dopo il trionfo ariano sotto Valente e la stasi di Graziano, il credo niceno torna in auge. Un ritorno mediato e completato dall'operato di tre grandi vescovi cappadoci: Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa e Basilio di Cesarea. Con loro il credo niceno si perfeziona: la consustanzialità viene allargata a tutte e tre le persone e lo Spirito Santo viene tenuto in maggiore considerazione, soprattuto grazie all'operato di Basilio che si era adoperato a definire la nuova pneumatologia pubblicando nel 374 un trattato Sullo Spirito Santo.
Nel 380 Teodosio promulga a Tessalonica l'editto De fide catholica che impone a tutti i popoli la formula della fede nicena e condanna i folli che seguono l'eresia ariana. I custodi dell'ortodossia sono Damaso di Roma e Pietro di Alessandria. Nel 381 viene convocato un sinodo nella capitale Costantinopoli che contò una piccola partecipazione episcopale (solo 150 vescovi e nessuno proveniente dall'Occidente): il concilio di Costantinopoli.
Non possediamo atti di questo concilio quindi possiamo solo supporre delle ipotesi. All'inizio si discussero le tesi sullo Spirito Santo e i pneumatomachi furono immediatamente sconfessati. La presidenza era data a Gregorio di Nazianzo, vescovo di Costantinopoli, che però condusse
malamente i lavori per problemi di salute e per i forti contrasti nati, che lo portarono alla fine ad abbandonare lavori ed episcopato, rifugiandosi in eremitaggio. Nuovo vescovo di Costantinopoli fu Nettario, ricco e influente senatore, lontano dai contrasti. Gli atti furono firmati il 9 luglio e Teodosio li ratificò il 30 luglio. Sostanzialmente nasceva la formula riammodernata del credo niceno – costantinopolitano, modificata e arricchita con le aggiunte sullo Spirito Santo.
- Vengono riproposte, nelle prime due parti, le definizioni relative al Padre e al Figlio, generato ma non creato da Padre; consustanziale col Padre; incarnatosi per opera dello Spirito Santo.
- Nella terza parte, nuova, si definisce la divinità dello Spirito Santo, che è Signore, procede dal Padre (non è una sostanza del Figlio come dicevano i Macedoniani) e col Padre e il Figlio è adorato e glorificato.
Questa formula rimarrà invariata e immutata nei secoli e accolta sia dalla chiesa occidentale sia dalla chiesa orientale, fondamento della prassi liturgica e sacramentaria e sintetica summa delle principali verità di fede. L'arianesimo è definitivamente sconfitto.
Vengono anche stabiliti quattro canoni: il primo elenca tutte le eresie condannate perché connesse con l'eresia ariana; il secondo e il quarto fanno divieto ai vescovi di una diocesi civile di intervenire nelle questioni riguardanti un'altra diocesi; il terzo attribuisce al vescovo di Costantinopoli un primato d'onore, subito dopo però, quello di Roma. L'esclusione di Alessandria porterà poi ad aspri conflitti.

Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO ANTICO di Gherardo Fabretti
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