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La morte di Giuliano e la battaglia per la successione - 363 -


DALLA MORTE DI GIULIANO ALLA BATTAGLIA DI ADRIANOPOLI: alla morte di Giuliano nel 363 si apre una aspra battaglia per la successione tra i suoi generali. Il 27 giugno del 363 viene acclamato Gioviano ma il suo regno durerà un fiat, morendo già nel febbraio del 364 mentre cercava di raggiungere Costantinopoli dopo una gravosissima pace coi Persiani. Al suo posto sale un oscuro generale dell'Illirico, Valentiniano, che dividerà l'impero col fratello Valente. Valentiniano governerà la parte occidentale dal 364 al 375; Valente la parte orientale dal 364 al 378. I due fratelli erano cristiani ma Valentiniano, pur avendo passato guai durante il regno di Giuliano per non aver voluto abiurare, non si interesserà molto di religione, non tanto per equidistanza tra le fedi come dice Marcellino, ma perchè ampiamente preoccupato dai problemi della difesa e dell'economia. Si limitò ad abrogare le leggi giulianee e tutelò la confessione nicena, prevalente nella sua parte di regno, senza perseguire la minoranza ariana, ristretta a Milano e a qualche parte dell'Illirico. Quando Milano si diede come vescovo il grande niceno Ambrogio, Valentiniano lo riconobbe prontamente. La legge che vietava a cristiani di sorvegliare templi pagani per non creargli conflitti di coscienza indica comunque che Valentiniano una idea religiosa l'aveva e con questa legge per la prima volta lo stato assumeva direttamente su di sé la responsabilità della salvaguardia di valori cristiani, discriminando all'interno stesso dei suoi uffici i sudditi in base al credo religioso.Valente si rivelò meno neutrale. Tenuto fermo dal fratello Valentiniano, come dice Orosio, dal 375, morto il fratello, peggiorò decisamente la sua politica. Tutelando la confessione ariana, prevalente nella sua parte d'impero, bandì tutti i vescovi pagani chiamati da Giuliano e i niceni, tra cui il vecchio Atanasio, esiliato per la quinta volta. Un generale di Giuliano, Procopio, tentò un colpo di stato, fallito, e Valente lo fece crudelmente mettere a morte con tutti i suoi seguaci, o esiliandole una parte. Nel 371 – 372 aveva già perseguitato alcuni filosofi neoplatonici accusati di magia nera e cospirazione. Furono celebrati innumerevoli processi di inaudita ferocia in tutto l'impero con le accuse di lesa maestà e magia. Muore infine nel 378.
Al posto di Valentiniano era intanto salito Graziano, suo figlio maggiore, regnante dal 375 al 383. Valente fu sostituito da Graziano con un generale spagnolo, Teodosio, che regnerà sull'Oriente dal 379 al 395. i due istituirono una serie di foedera e completarono la cristianizzazione dell'impero, riconducendo l'episcopato cristiano diviso tra niceni e ariani. Graziano era allievo del retore e poeta Ausonio e forse grazie anche ai suoi insegnamenti mitigò la severa politica del padre: promulgò amnistie, revocò esili, pose fine alla politica si ostilità nei confronti del Senato e proibì la tortura per i curiali insolventi. Influenzato da Ambrogio in tre concili (Sirmio, Aquileia e Roma) proscrisse l'arianesimo e Ambrogio scrisse per lui due opere, il De Fide e il De Spiritu Sancto.

Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO ANTICO di Gherardo Fabretti
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