La nicchia di sviluppo
Il concetto di nicchia di sviluppo di Super e Harkness (1986 in balsamo, favaro…mille modi di crescere) serve per designare i processi di cura e apprendimento delle modalità di accudimento dei bambini nelle diverse culture. Ogni cultura elabora dei metodi che permettono al bambino di acquisire determinate competenze e capacità intellettuali e sociali avvalorate dalla cultura stessa. La nicchia di sviluppo è costituita da tre sottosistemi: l’ambiente fisico e sociale, le pratiche di puericultura e le rappresentazioni dello sviluppo che elaborano gli adulti che si occupano del bambino.
H. Stork ha svolto uno studio di psicologia trans culturale sulle tecniche di cura e le interazioni precoci tra mamma e bambino: dalla analisi dei testi tradizionali, l’osservazioni delle interazioni, la registrazione filmata delle cure date ai piccoli hanno mostrato come nel sud dell’India il corpo materno funga da involucro, contenitore, nei confronti del bambino quindi la qualità e la quantità di contatto fisico è molto importante. La ritualizzazione delle cure dell’infanzia e la densa cooperazio0ne tra i membri della famiglia hanno la stessa importanza nel corso dei primi sei anni di vita il bambino ha essenzialmente bisogno di essere sostenuto e contenuto. Questi complessi processi di supporto e contenimento propri della funzione materna producono una prima strutturazione dell’Io. La nozione di vulnerabilità data dallo psichiatra Antony può essere applicata al disagio relativo alla migrazione: per spiegare questa teoria si fa ricorso alle tre bambole: una di vetro, l’altra di plastica e l’ultima di acciaio. Se queste tre bambole cadono quella di vetro andrà in frantumi, quella di plastica avrà una cicatrice indelebile mentre quella di acciaio sembrerà apparentemente invulnerabile. Dunque la bambola che cade e si spezza con più o meno facilità sta ad indicare uno stato di maggior o minor resistenza a fattori nocivi e aggressivi presenti nell’ambiente. La bambola può cadere e rompersi a seconda del materiale di cui è fabbricata ( vulnerabilità intrinseca) del suolo ( ambiente) e della violenza del colpo ( l’aggressione, esposizione a fattori di rischio) la disfunzione dipende all’interazione dei fattori e in ottica sistemica è dunque qualcosa di più della somma delle singole parti. Questa fragilità che si viene a creare rappresenta un concetto dinamico perché riguarda l’intero processo di sviluppo e si manifesta concretamente sul piano psicologico con sensibilità o debolezze reali o latenti attuali o differite. M.R.Moro si è occupata della condizione di vulnerabilità applicata all’immigrazione soprattutto rispetto ai minori. Due sono i fattori che incidono: il viaggio dei genitori con il conseguente vissuto di lutto e perdita e la condizione di migrazione che li costringe a vivere in un mondo di riferimenti instabili. Spesso come dimostrano le ricerche effettuate su un gruppo di genitori maghrebini in Francia come campione non rappresentativo della popolazione in generale ma di quella fascia che potremmo definire a rischio psicosociale. I neonati e le madri separati precocemente (fattore di rischio per la vulnerabilità) presentano con maggior frequenza depressione nei primi anni di vita cioè quando il rapporto con la madre è più intenso e nelle stesso condizioni non si verifica negli anni successivi. Ciò sembrerebbe indicare il fatto che madre e bambino in questo periodo si influenzano vicendevolmente e la condizione di isolamento che spesso le madri straniere vivono insieme alla depressione e vissuti di separazione influenzerebbe notevolmente anche i piccoli. Alcune modalità di cura conservate dalla madre nonostante la separazione dal luogo di origine possono invece avere un effetto protettivo anche se spesso accade che sradicate dal loro contesto di riferimento esse perdano di significato, cristallizzandosi e divenendo prive di efficacia. Occorre quindi conoscere e valorizzare le abitudini della madre per evitare l’insicurezza che arriva a stati di vera e propria depressione legati alla perdita del sostegno che proviene dal contesto culturale di appartenenza.
Le modalità di cura dell’infanzia sono strettamente collegate a fattori quali la situazione familiare, il numero di adulti coinvolti nell’accudimento, la rappresentazione del bambino, del suo benessere e delle sue tappe di sviluppo. la situazione migratoria costituisce un ulteriore variabile legata alla rottura rispetto alla cornice culturale di riferimento e alla necessità di mettere a confronto saperi, informazioni, modelli che provengono da quadri culturali diversi. L’alimentazione, il contatto fisico, il massaggio l’utilizzo di alcuni medicamenti e sistemi di protezione, i riti e le feste dell’infanzia sono alcune delle pratiche che definiscono il sistema di maternage e le interazioni madre-bambino attorno alle quali avvengono le scelte gli abbandoni, gli abbandoni, le forme di sincretismo
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Dettagli appunto:
- Autore: Barbara Reanda
- Università: Università degli Studi di Perugia
- Facoltà: Scienze dell'Educazione
- Corso: Pedagogia
- Esame: Antropologia dell'educazione - III modulo: la cultura come ritualità legata alla nascita, saperi allevanti, pratiche di cura dell'infanzia.
- Docente: Faltieri
- Titolo del libro: Mille modi di crescere. Bambini immigrati e modi di cura.
- Autore del libro: AA.VV.
- Editore: Franco Angeli
- Anno pubblicazione: 2002
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