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L'approccio del controllo/integrazione sociale: l'intervento come formazione paradossale all'autonomia


Questo approccio tende a qualificare le politiche come una serie di interventi finalizzati alla prevenzione di un disagio giovanile che finirebbe per assumere tratti pervasivi e sempre più spesso patologici. Ancorato ad un'idea di identità come essenzialmente dipendente dalla normatività socio-culturale, tale approccio intravede nel complessificarsi della sua struttura valoriale, un'inevitabile generatore di disagio individuale e collettivo.
Gli interventi previsti in questa prospettiva assumono una forte valenza "educativa", dove con educazione si intende un percorso tipicamente asimmetrico nel quale, dapprima si individuano a priori i valori e i contenuti simbolici chiave dell'identità adulta da "trasmettere" alle nuove generazioni, successivamente si allestiscono attività ed esperienze che portino i giovani a sperimentare tali passaggi e transizioni funzionali all'acquisizione di quell'identità adulta così pre-stabilita, per poi verificare la rispondenza o meno dei giovani stessi a tale proposta.
La strategia di un tale approccio si dimostra però paradossale, in quanto si dichiara di voler formare le nuove generazioni all'autonomia tipica dell'età adulta, attraverso un percorso educativo nel quale in realtà il giovane si deve adattare e rendere dipendente rispetto alla concezione e ai canoni che di tale autonomia danno gli altri, siano essi educatori o adulti in genere.

Tratto da LA SPENDIBILITÀ DEL SAPERE SOCIOLOGICO di Angela Tiano
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