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Pensiero reattivo


Il continuo ricorrere degli stessi pensieri di Dora sulla relazione di suo padre con la signora K. (“non lo posso perdonare per ciò che sta facendo”) aiuta a desumere che in essa vi era un pensiero iper-valente, che Freud chiama pensiero reattivo, ovvero quel pensiero che si afferma con eccessiva intensità nella coscienza e non può essere scacciato.
Dora sentiva e agiva come una moglie gelosa e il suo ultimatum al padre “o lei o me” ,le scenate che gli faceva e le intenzioni suicide era il modo in cui cercava di collocarsi nel ruolo di sua madre oltre alla parte della signora K. Dunque si identificava in entrambe le donne: quella che aveva amato e quella che amava.
La deduzione è che il suo affetto per il padre era molto più forte di quanto non sapesse o non volesse ammettere: Dora era innamorata di suo padre.
Infine Dora era riuscita a convincere se stessa di non sentire più nulla per il signor K. ed era obbligata a richiamare tutto il suo affetto infantile per il padre e a gonfiarlo, allo scopo di proteggersi contro i sentimenti d’amore.
Quindi i pensieri iper-valenti di Dora si erano creati per rimuovere il suo amore per il marito della signora K., di cui era stata consapevole, ma anche per nascondere il suo amore per la donna (inizialmente erano molto unite e se ne era innamorata), che era inconscio ad un livello più profondo.

Tratto da IL CASO CLINICO DI DORA di Carla Callioni
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