Le critiche di Hauser contro Wollflin
Obietta Hauser. Wollflin è però convinto illusoriamente che queste coppie possano essere sempre adottate in un razionale processo di irreversibilità per leggere le forme di tutti i tempi. Le forme visive, invece, sono veicoli ottici, sono fisiologicamente condizionati e sono inespressivi del contenuto della visione. Non hanno nulla in comune con i criteri di uno stile e con i motivi di un mutamento stilistico. Le forme visive di per sé non sono né aperte, né chiuse, né linerai eccetera, perchè le caratteristiche di queste stanno al di là della pura visione. La visione come energia formatrice dello stile non è soltanto una funzione dell'occhio ma racchiude modi spirituali di comportamento, in funzione dell'espressione, dell'interpretazione della configurazione della realtà.
Wolflinn affrontando i problemi della storia artistica dal punto di vista dei caratteri formali e stilistici generali e delle leggi che presiedono alla loro formazione, svaluta l'individuo come fattore storico nella formazione dell'opera d'arte e fonda una originale storia dell'arte senza nomi. La storia dell'arte di Wolfflin è una storia del vedere orientata da una logica interna e specifica che segue solo leggi immanenti e proprie di sviluppo, indipendentemente invece da influenze esterne alle quali appartengono non solo le condizioni sociali di vita ma anche le disposizioni psicologiche individuali dell'artista. La sua storia dell'arte trasforma quella che era la storia dei compiti e dei motivi artistici in una semplice storia delle forme e dei problemi, garantendo la coerenza e la completezza rigorose dell'esposizione storica. Quella di Wolfflin nasce come reazione alla sistemazione filosofica che ne aveva dato Burchkardt, all'individualismo romantico, al suo senso possente della creatività della persona e alla sua concezione idealistica dell'arte. Ad essa Wolfflin contrappone un sistema animato da una considerazione oggettivistica e naturalistica delle cose. La critica d'arte di Wolfflin si allinea alla cultura del positivismo naturalistico e psicologico. Infatti si preoccupa di fissare e inquadrare i fenomeni artistici entro le leggi dell'evoluzione psicologica, secondo un procedimento scientifico derivato dalle scienze naturali. Il meccanismo che ne consegue rinvia, oltre all'Einfuhlung e alla pura visibilità, anche alla concezione storica di Comte. Come Comte paventa un ideale di scientificità rigorosa che mira a leggi universalmente valide, così Wolfflin paventa un ideale di storia dell'arte senza artisti.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della critica d'arte
- Docente: Valter Pinto
- Titolo del libro: La critica d'arte del Novecento
- Autore del libro: Gianni Carlo Sciolla
- Editore: Utet
- Anno pubblicazione: 2006
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