Il dramma in Tommaso e il fotografo cieco - Bufalino -
Dal problema delle risposte parte anche il dramma di Tommaso, che dallo smarrimento per l'improvvisa invasione degli interrogativi, arriva presto alla radice dei suoi ossessivi E poi? E con ciò? L'unica soluzione al silenzio dell'interlocutore resta ancora una volta quella di sostituirsi all'Assente in un salvifico esorcismo che ne renda inoffensiva la latitanza. È appunto in tali termini che si propone la scelta dell'io narrante di vivere nascosto nel seminterrato (e nella scrittura) in una estrema e chiaramente allusiva condizione di separazione dal mondo e dalla vita. Trattandosi di una finta vita, l'incoerenza tuttavia è d'obbligo, e mentre la vecchia esistenza da giornalista continua a tentare Tommaso attraverso le promettenti richieste di collaborazione del suo ex direttore che porta l'emblematico nome di Bendidio, i dubbi cacciati dalla porta rientrano dalla finestra, tormentando come piccole iene che pascolano nel cervello e che lo fanno sentire prigioniero di una specie di gabbia ambulante, tanto da spingerlo a considerare che probabilmente coloro che non perdono tempo a farsi le sue stesse domande sono creature migliori di lui. La contraddizione della vice – vita si manifetsa ripetutamente e Tommaso, doppio di Bufalino all'interno del testo, si paragona ad Atlante che reggendo sulle spalle la terra è fuori del globo e lo abita. L'autoreclusione dentro la tana mostra le corde e torna a poco a poco a rivelarsi per quello che è, cioè una gabbia dentro la gabbia. Se il rifugio non è più inespugnabile il nemico torna allora a premere alle porte. Bufalino si sforza ancora di renderlo inoffensivo all'interno di una trama che ostenta ancora una volta toni giallistici e personaggi e situazioni che replicano la consueta attitudine dello scrittore a creare svianti metafore del caos e di inutili investigazioni. Tommaso è significativamente uno che spia, dalla finestrella del proprio sotterraneo; la sua passione enigmistica lo porta ad un tempo a inventare e a risolvere i rebus e i puzzle proposti dagli appositi giornaletti; un invisibile topo invasore del condominio e della sua testa è il misterioso avversario e la scrittura il puntuale controcanto dell'inquietante inchiesta sulla morte del fotografo cieco, ovvero della vicenda che vive e scrive.
Il mare, luogo che custodisce i misteri più profondi, diviene anche il termine di paragone di una mancanza di certezza veicolata ancora una volta da un pascalismo senza fede; lo sgomento si riaffaccia e la “piccola porzione di suolo” ricavata nella tana da Tommaso – Bufalino è pronta non a caso ad inghiottirli entrambi, allorché “lo stridulo cigolìo dell'asse del mondo” si attualizza nello “scricchiolìo, come di ossa sgretolate, da una mano grandiosa” che prelude al crollo del palazzo. Il rifugio si trasforma in una prigione e a seguito del crollo anche la sorte del rivelatorio rullino ritrovato resta sospesa nel limbo delle ipotesi.
Nella nuova reclusione, Tommaso muore scrivendo e cercando di salvare fino alla fine, almeno la sua scrittura, nella speranza di preservarla e trasmetterla al mondo di fuori, come supremo reportage d'oltretomba, per la prima pagina di Bendiddìo. Dunque l'apartheid letteraria ha in qualche modo mostrato i suoi limiti eppure l'incredulo Tommaso – Bufalino ha potuto così, mettendo il dito nella piaga del Romanzo, sentire suffragata la propria esitante incredulità.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letteratura italiana moderna e contemporanea
- Docente: Maria Caterina Paino
- Titolo del libro: Dicerie dell'autore
- Autore del libro: Maria Caterina Paino
- Editore: Olschki
- Anno pubblicazione: 2010
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