Teoria del cinema negli anni '20 in Francia, Russia e Germania

Per il contesto francese Abel Gance suddivide il periodo in due fasi distinte:
fra il 1920 e il 1924. Temi centrali: da una parte l’opposizione tra una visione del cinema essenzialmente narrativa e un estetica che tende invece a valorizzarne la dimensione “plastica” a scapito di quella narrativa, dall’altra l’opposizione fra un approccio di tipo realista e una tendenza “impressionista”, che si fonda su una concezione del cinema colta ed elitaria, intrisa di idee estetiche di derivazione postromantica e soprattutto simbolista.
fra il 1925 e il 1929. Presenza di una maggiore polarizzazione e differenziazione dei discorsi estetico – teorici sul cinema. Temi centrali: da una parte tra realismo e impressionismo, dall’altra tra cinema narrativo e cinema puro. Speculazioni intorno alla nozione di “fotogenia” (introdotta ufficialmente nel dibattito francese da Delluc nel 1920, poi ripresa e sviluppata in maniera originale da Epstein).

Contesto russo:
“i quattro evangelisti del montaggio”: Kulesov, Pudovkin, Ejzenstejn e Vertov.
“i formalisti russi”: Ejchenbaum, Tynjanov, Brik e Sklovskij.

Nel contesto tedesco ci sono due importanti momenti di riflessione:
i numerosi scritti che accompagnano le sperimentazioni compiute in Germania nella prima metà del decennio dai protagonisti del cinema astratto (Eggeling, Richter e Ruttmann), che si collocano con una posizione originale nel quadro più vasto delle riflessioni europee incentrate sul rapporto fra cinema e pittura, ma anche sul tema dell’analogia musicale.
Il primo libro di Béla Balàzs (1924), che costituisce senza alcun dubbio uno dei più importanti contributi teorici apparsi durante il decennio. Interpreta il cinema come una conquista, o meglio una riconquista, della dimensione del visivo, occultata e repressa dal dominio secolare della dimensione lineare e astratta della pagina stampata.