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Il medioevo e le lingue letterarie



Il medioevo è l'epoca in cui il latino perde il suo monopolio culturale e i vari idiomi nazionali cominciano ad affermarsi anche come lingue letterarie. Lingua letteraria è un'espressione che può avere varie accezioni e non è sempre agevole o utile distinguerle:
Le prime norme della lingua scritta si ispiravano a quelle della lingua parlata ma ben presto entrarono delle codificazioni basate su modelli di un particolare momento della storia letteraria. Cicerone e Virgilio erano i modelli del latino; Petrarca e Boccaccio diventarono quelli dell'italiano. Gli autori seicenteschi per il francese e così via. Il latino rimarrà comunque la lingua dei colti fino al Rinascimento e moltissimi testi continueranno ad essere composti in latino.
L'emergere delle lingue letterarie è dovuta alla cristianizzazione. Occorreva diffondere la parola di Dio anche tra coloro che non parlavano né latino né greco, e per questo nacque la goticizzazione della Bibbia fatta da Ulfila nel IV secolo o la scrittura paleoslava di Cirillo e Metodio nel IX secolo. Il volgare serve a spiegare testi in latino e (in Italia perchè Roma spinge per l'imposizione del latino come lingua del culto) a creare opere profane come il Beowulf, il Canto di Ildebrando o la Chanson de Roland.
Non sono numerosi i volgari promossi al rango di lingue letterarie: francese come lingua dei grandi poemi epici; provenzale come lingua dei trovatori; medio – alto tedesco per l'epica popolare di argomento germanico, l'italiano di Dante, Petrarca e Boccaccio; il medio inglese che avrà fortuna solo con Chaucer (1340/1345 – 1400).


Tratto da LETTERATURE COMPARATE di Gherardo Fabretti
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