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La critica di Celso ai cristiani (177-180)



Celso è un intellettuale pagano che dedica per la prima volta un intero libro alla polemica contri i cristiani. Non la conosciamo direttamente e sappiamo solo che si intitolava Alethes Logos, cioè la vera dottrina. Probabilmente è stato composto tra il 177 e il 180. Il contenuto lo conosciamo solo grazie al Contra Celsum di Origene, del 248, che ribatteva punto per punto le idee di Celso.
Sono critiche intelligenti e posate, inquadrate in un discorso organizzato e organico di carattere principalmente filosofico. Celso è convinto che il mondo sia un tutto ordinato di cui l'uomo è un infinitesimo frammento. Dunque per lui l'antropocentrismo cristiano è inconcepibile. I cristiani sono paragonati a grappoli di pipistrelli, formiche uscite dalla tana, rane in riunione in uno stagno fangoso.
Inconcepibile è pure l'idea di un Dio che abbandona la sua quiete perfetta e si incarna in un uomo. A che scopo? Apprendere ciò che accade tra gli uomini? Sa già tutto no? E se lo sa che fa? Scend e a correggerli? O non sa farlo o ha bisogno di un uomo in carne e ossa per farlo? Allora non è perfetto.
Celso poi sfrutta i dati dei Vangeli in maniera abile per disegnare una immagine caricaturale di Gesù e dei discepoli, dei suoi miracoli (opere di magia o di millanteria), la cui testimonianza di risurrezione è affidata a gente poco affidabile (una invasata come la Maddalena o qualche compagno di stregoneria.
Celso odia i cristiani perchè li vede come un gruppo che si sottrae ai suoi doveri civici, un vero e proprio inno alla rivolta.

Tratto da STORIA DEL CRISTIANESIMO di Gherardo Fabretti
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