La rottura definitiva del cristianesimo col giudaismo (fine del II secolo)
La rottura definitiva del cristianesimo col giudaismo (fine del II secolo)
Si esplica in tre argomenti fondamentali.
L'accusa di deicidio
Chi ha messo a morte Gesù? Una corrente afferma che il Sinedrio all'epoca aveva ancora facoltà di mettere a morte. Altri dicono che sia stato Pilato a ratificare la condanna. Il Vangelo di Marco, che è la nostra fonte più antica, indica che il popolo giudaico non aveva nessuna colpa. La predicazione di Gesù ebbe molto successo (ma un successo che Marco esagera) e intere folle lo seguivano. In realtà furono gli scribi e i farisei del Sinedrio a ad accusarlo e Pilato ratificò la morte per ragioni politiche.
Ma i cristiani, affamati di lealismo nei confronti dei romani, iniziarono ad addossare interamente le colpe agli ebrei. Matteo e Luca già attenuano un po' le responsabilità di Pilato; Luca fa dire tre volte a Pilato di non trovare motivo d'accusa. Negli Atti degli Apostoli e nel Vangelo di Giovanni si afferma esplicitamente che l'unica responsabilità è degli ebrei. Nel II secolo si peggiora. Nel Vangelo di Pietro è Erode a ratificare la condanna, non Pilato. Giustino dice che sono stati gli ebrei e non i romani a metterlo a morte. Nell'Omelia di Melitone da Sardi i romani scompaiono direttamente, fino a alla cristianizzazione di Pilato di Tertulliano e la sua canonizzazione nelle chiese copte ed etiopiche. Si inizia a fare strada la pericolosa idea che siano tutti gli Ebrei gli assassini di Cristo e che questo sia stato l'ultimo di una lunga serie di atti infedeli di Israele.
- La giusta punizione dei Giudei per il deicidio
Ma la giustizia è arrivata. Trentasei anni dopo scoppia la rivolta dei Giudei contro Roma, che finisce in un bagno di sangue e la distruzione dei templi. I polemisti cristiani sfruttano abilmente la coincidenza vicina della morte di Gesù con la distruzione di Gerusalemme, un castigo di Dio. La seconda conseguenza pericolosa è che si fa strada l'idea dei romani come strumento inconsapevole della volontà di Dio e degli ebrei giustamente condannati per le loro continue infedeltà. Giustino arriva a dire che la circoncisione era il giusto segno che indicava gli ebrei, gente da condannare. Melitone dice che mentre Gesù era crocifisso, gli ebrei gioivano e danzavano nelle case.
- La lettura del Vecchio Testamento alla luce esclusiva del Nuovo Testamento.
I cristiani sono il nuovo Israele. Gli ebrei sono la discendenza carnale, i cristiani quella spirituale. È la Chiesa, non Israele, il nuovo popolo di Dio, perchè i Giudei hanno perso i loro privilegi. Il privilegio ebraico ancora sostenuto da Paolo finisce per scomparire. La promessa fatta ad Israele ha trovato compimento nella Chiesa. La vecchia alleanza sul monte Sinai è sostituita da quella fatta con il sangue di Gesù. Gli ebrei non capiscono la Scrittura perchè la leggono letteralmente e non spiritualmente.
c
Continua a leggere:
- Successivo: I problemi di carattere dottrinale nel '200
- Precedente: La teologia di Ireneo di Lione rivolta al fedele
Dettagli appunto:
-
Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia del cristianesimo
- Titolo del libro: Il cristianesimo antico - Dalle origini al concilio di Nicea.
- Autore del libro: Giorgio Jossa
Altri appunti correlati:
- La religione cristiana
- Origini greche dell'Esicasmo
- Ascesi esicasta
- Ermeneutica del soggetto
- La filosofia nel medioevo
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Relativismo e cristianesimo in Henri de Lubac nel dramma dell'umanesimo ateo
- Il ''rito di passaggio'' nel Purgatorio dantesco
- Il viaggio in Útgarðr
- Tra fede e vuoto: l'accoglienza pastorale dei sacramenti di guarigione e della celebrazione delle esequie
- Cristianesimo e Cynewulf: analisi del lessico cristiano nell'opera “Sant'Elena”
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.