La sruttura legale dell'impero spagnolo
La struttura legale degli imperi spagnolo e francese era del tutto diversa da quella inglese. In Francia già da Enrico IV i re francesi avevano inteso lo status legale delle loro colonie come analogo a quelle spagnole. È pur vero che il Canada fu colonizzato adottando un sistema feudale, che la corona di Spagna evitò con determinazione di fare.
La Spagna fu sempre la più vicina alla concezione di impero propria del diritto romano. La monarchia spagnola costituì un corpo legislativo unico dall'Olanda fino al Cile; sotto l'egida dell'impero le leggi e le istituzioni che proteggevano i sudditi del re in Castiglia valevano anche in Perù. Le genti dell'America Spagnola, insomma, godevano nelle loro province di privilegi, libertà, immunità e autonome consuetudini pari a quelle di ogni altro suddito castigliano. La differenza tra Spagna e Inghilterra era che per le colonie spagnole si trattava di privilegi, non di diritti.
Essendo la Spagna l'unica tra le tre potenze europee maggiori a governare su un impero omogeneo con una identità unica (almeno nelle intenzioni) era l'unica ad avere stilato un ampio corpo di leggi che valevano per le colonie e che definivano i rapporti con la madrepatria iberica. Il codice fu compilato nel 1680 da Juan de Solorzano y Pereira che disse che gli imperi estesi nello spazio potevano sopravvivere solo sulla base di un rigido e sicuro codice di leggi o affidandosi a benigni despoti locali. La legislazione unica divenne col tempo motivo di aspri conflitti tra coloni e madrepatria. Josiah Child insistette proprio su questa legislazione unica per individuare le ragioni del fallimento spagnolo. La Spagna fu anche il solo impero a costruire un'amministrazione imperiale assai articolata. Le istituzioni rappresentative del governo nella penisola iberica – le cortes aragonesi e castigliane – non furono mai esportate in alcuna forma nelle colonie oltre oceano. Né i corpi locali di governo presenti in America (ayuntamentos, audiencias e i cabildos) divennero mai autorità legislative indipendenti. Tutti avevano il diritto di appellarsi alle corti regie locali, le audiencias, e persino al vicerè in persona (anche gli indigeni) e ogni funzionario al termine del mandato era sottoposto ad una residencia che era una inchiesta che permetteva ai singoli coloni di esprimere opinioni sull'operato del funzionario.
Ma ogni cosa rimbalzava a Madrid attraverso il Consiglio delle Indie, perchè nulla come le patenti inglesi che riconoscevano la libertà di emanare leggi in autonomia se si ritenevano convenienti, era più lontano dalla mentalità spagnola. Una cosa del genere avrebbe significato ammettere che il bene comune dell'America era separato da quello della Castiglia. Il re era al centro dell'apparato giuridico spagnolo e la sua era una persona giuridica e reale che a differenza degli inglesi non aveva un parlamento a cui rendere conto. Attraverso l'istituzione del vicereame, il re era onnipresente in ogni parte del suo Impero.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia moderna
- Docente: Gino Longhitano
- Titolo del libro: Signori del Mondo
- Autore del libro: Anthony Pagden
- Editore: Il Mulino
- Anno pubblicazione: 1995
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