Distinzione tra il fatto drammatico e il fatto teatrale
Dunque i rapporti tra cinema e teatro sono più antichi ed intimi di quel che non si pensi generalmente, e soprattutto che non si limitano a quello che viene ordinariamente e in senso peggiorativo definito come teatro filmato. Vediamo inoltre che l'influsso del repertorio e delle tradizioni teatrali è stato decisivo per determinati generi cinematografici, ritenuti esemplari per purezza e specificità. Prima di procedere oltre è necessario aprire una parentesi sulla distinzione tra fatto drammatico e fatto teatrale.
Il fatto drammatico e il fatto teatrale.
Il dramma è l'anima del teatro ma può accadergli di diventare qualcos'altro. Un'opera teatrale non potrebbe fare a meno di essere drammatica ma per un romanzo è assolutamente lecito non esserlo. Non si potrebbe fare l'elogio di un dramma teatrale dicendo che è romanzesco, ma saper costruire un'azione può essere il pregio di un romanziere. Se si considera il teatro come l'arte specifica del dramma, bisogna riconoscere che il suo influsso è immenso e che il cinema è l'ultima delle arti che possa sfuggirgli. Ragionando però in questo modo la metà della letteratura e i ¾ dei film sarebbero succursali del teatro. Il problema non può essere impostato così.
Il problema inizia ad esistere solo in funzione dell'opera d'arte impersonata dal testo, non dall'attore. È significativo che si assista a dei tentativi di adattamento di romanzi per la scena, ma mai praticamente all'operazione inversa. Come se il teatro si ponesse al termine di un processo irreversibile di purificazione estetica. Il discorso vale anche per il rapporto tra cinema e teatro e ne troveremo conferma in un esempio preso dal repertorio classico: una pellicola che infierisce forse ancora adesso nelle scuole e nei licei francesi, e che pretende di essere un tentativo di insegnamento della letteratura attraverso il cinema. Parliamo del Medico per forza, portato sullo schermo da Ettore Petrolini nel 1931. Il film non è altro che un'inverosimile sintesi di tutti gli errori suscettibili di snaturare il cinema come il teatro, e Molière per giunta.
Se per cinema si intende la libertà dell'azione in rapporto allo spazio, e la libertà del punto di vista in rapporto all'azione, portare sullo schermo un'opera teatrale significherà dare alla scenografia l'ampiezza e la realtà che il palcoscenico non poteva materialmente offrirle. Significherà inoltre liberare lo spettatore dalla costrizione della sua poltrona e valorizzare col cambiamento di inquadratura la recitazione dell'attore.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
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- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia e critica del cinema
- Docente: Stefania Rimini
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