Stravinskij e i Ballets Russes
Stravinskij e i Ballets Russes
Igor Federovic Stravinskij nasce a Oranienbaum (Pietroburgo) nel 1882, e muore a New York nel 1971. Fu allievo di Rimskij – Korsakov, che oltre a dargli lezioni fino alla morte (avvenuta nel 1908) si preoccupò che le sue prime composizioni fossero eseguite.
La svolta nella sua carriera arrivò con l’incontro di S. Djagilev, che gli propose di collaborare per i suoi Ballets Russes. Djagilev concepiva un idea “totale” di opera d’arte nell’ambito coreutica e attrasse varie personalità culturali dell’epoca; al giovane Stravinskij commissionò la partitura dell’Uccello di fuco (Parigi 1910), e fu la prima grande affermazione del compositore.
Djagilev e Stravinskij iniziarono una lunga collaborazione (da cui nacquero numerosi capolavori) che spinsero il secondo a prolungati trasferimenti a Parigi. Durante la Grande Guerra si trasferì in Svizzera e, dopo la Rivoluzione d’Ottobre non tornò più in patria, trasferendosi in Francia fino al 1939 (ottenendo anche la cittadinanza) e poi a Hollywood, su chiamata della Harvard University.
Il percorso stilistico intrapreso da Stravinskij fu molto complesso, fatto di svolte spesso considerate scandalose o enigmatiche, ma sempre all’insegna di una rigorosa coerenza interna. Gli esordi risentono dell’influenza di Rimskij – Korsakov, di Caikovskij, Skrjabin e Debussy. L’uccello di fuoco, del 1910, segna nelle scelte timbriche e nell’invenzione ritmica di alcune parti, la prima chiara affermazione dell’originalità di Stravinskij, anche se vi si ravvisano in larga misura gli influssi testé citati.
Il cosiddetto periodo russo continua con capolavori quali Petruska (1911), La sagra della primavera (Parigi, 1913) e Le nozze (1916 – 1917) che decodificano il senso dirompente della presenza di questo compositore nel quadro della musica di questi anni. Nel balletto Petruska le fonti folcloristiche sono particolarmente evidenti, dato che ne sono state evidenziata almeno otto. Gli esterni sono girati nella piazza dell’ammiragliato, a Pietroburgo, durante il carnevale. Il linguaggio è fortemente impregnato di elementi popolari, ma il suo non è un folclorismo di maniera, bensì lo sfondo, il pretesto scenico su cui innestare i suoi originalissimi processi compositivi.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Esame: Storia della musica
- Docente: Salvatore Enrico Failla
- Titolo del libro: Storia della musica
- Autore del libro: Barone - Fubini - Petazzi - Santi - Vinay -
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2005
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