La sintassi dell'opera teatrale
La costruzione di uno spettacolo teatrale non deve necessariamente comprendere tutte e tredici le linee di Kowzan. Alcuni elementi possono non essere presenti, altri evidenziati, altri sottovalutati in fase di produzione e/o di ricezione.
Il significato globale di un’opera risulta solo dalla costruzione sintattica e dallo sviluppo diacronico degli elementi. Alcune delle costruzioni sintattiche possibili:
- scenografia – costume: se una scenografia è a grado zero, toccherà al costume evidenziare il periodo storico; se una scenografia è ricca, il costume ribadirà solo ciò che già è evidente, oppure creerà un effetto straniante.
- Gesto – parola: se il gesto è mitico, confermerà ciò che dice la parola. Se il gesto è pratico si può avere una relazione casuale (chiacchiero e mangio); una relazione diretta (descrivo ciò che faccio o viceversa); una relazione simbolica (il gesto interpreta ciò che viene detto).
- Movimento – musica – gesto: è il classico sintagma della danza.
Abbiamo poi dei sintagmi più complessi ma più evidenti e importanti, ad esempio quello personaggio e quello ambiente. A questo punto è opportuno fissare l’asse fondamentale lungo il quale si realizzano i nessi sintattici. Questo asse lo possiamo definire “ridondanza – complementarietà – opposizione”. Facciamo un esempio: se prendiamo il nesso sintattico scenografia – costume e lo analizziamo alla luce dell’asse RCO è chiaro come il costume, come detto prima, può essere in rapporto anacronistico con la scenografia (Opposizione), ma può anche essere in rapporto di perfetta linerarità (Ridondanza) o dare le informazioni che la scenografia non dà (Complementarietà). La complementarietà può essere sia oppositiva sia ridondante. È chiaro, parlando di scenografia, ad esempio con la polemica di Appia sulla scenografia bidimensionale e il personaggio tridimensionale (complementarietà oppositiva), ma è chiaro anche prendendo come esempio il personaggio. Il personaggio è in sé complementare al resto degli elementi dello spettacolo, ma il suo ruolo può intrinseco e non, può essere sia ridondante sia oppositivo. Generalmente i personaggi semplici appartengono alla prima categoria, quelli complessi alla seconda.
L’asse delle ascisse è quello RDO. E quello delle ordinate? All’asse delle ordinate appartiene la dimensione temporale della sintassi, che si divide in altre tre unità.
- Scena. È la porzione di testo nella quale il numero dei personaggi presenti o il luogo non cambiano. Jansen definisce la scena, “situazione, e Souriau aveva definito la “situazione” come una determinata combinazione delle forze (dette anche funzioni drammatiche) che lo studioso limitava al numero di sei.
- Limite di una situazione. Accade quando la scena è troppo estesa, o l’uscita di un personaggio può non costituire una reale cesura. Si passa così all’utilizzo di elementi che segnino in maniera efficace la fine di una scena: buio, cambiamento di luce, silenzio improvviso, sipario, stacco musicale. La frequenza di questi elementi di cesura è fondamentale per determinare il ritmo di uno spettacolo.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Letterature comparate
- Docente: Domenico Tanteri
- Titolo del libro: Leggere il teatro
- Autore del libro: C. Molinari - V. Ottolenghi
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