Il divario della globalizzazione

La globalizzazione produce certamente divari. Divari di vario tipo, che attengono alle condizioni di vita materiali degli uomini tra aree sempre più ricche e aree sempre più povere, quest'ultime a volte oggetto di vere e proprie aggressioni, come quella condotta qualche anno addietro dalle compagnie petrolifere contro la tribù degli Ogoni in Sud Africa, conclusa addirittura con l'omicidio di un capo tribù contrario allo sfratto dalla propria terra.
I divari sono anche all'interno delle città globali, tra uomini “informatizzati” e comunità etniche immigrate autoreferenziali, sino ai reietti di strada.
Il divario attiene anche alla conoscenza tra l'uomo informatizzato che fissa il suo concetto di alterità nel cyberspazio e quello di comunità primitive che fissa il suo nello sciamano.
Tra queste due polarità si collocano le vicende della globalizzazione: il ruolo giocato dall'informatizzazione, il suo avere separato la città fisica da quella informazionale, delle decisioni; l'accaparramento e la trasformazione delle materie prime; il ruolo preponderante del quaternario; la capacità di dominio delle città globali sul piano economico, sociale e politico a livello mondiale; il ruolo rinforzante delle strutture sovranazionali e transnazionali nelle città globali, che ne aumentano il peso strategico nello scacchiere mondiale; le relazioni tra comunità etniche immigrate e la città globale dove sono insediate, con le pratiche autoctone che ricrescono dando forma a ibridismi vari; le città globali come humus fertile per la nascita dei capitali transnazionali controllati da un ristretto numero di super lobby le cui azioni sono però dislocate in lungo e in largo tra i risparmiatori di tutto il mondo. E campi ancora da studiare come i rapporti tra mondo globalizzato e dinamiche delle religioni.
La città globale è contraddistinta poi da forti diseguaglianze e sperequazioni e il tema dell'ambiente è molto sentito, nel bene e nel male.