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Le scienze pedagogiche e i fenomeni di devianza mafiosa


Le colpe italiane e gli strumenti a disposizione
L'universo pedagogico italiano è stato assente a questo riguardo e non ha mai posto in evidenza il grande problema del rapporto delle scienze pedagogiche con i fenomeni di devianza mafiosa. Se è vero che si apprende il comportamento mafioso, certo si può apprendere il comportamento non mafioso, socialmente valido. È qui la grande scommessa ed è qui la responsabilità degli educatori, del loro intervento educativo e formativo. La pedagogia deve porsi come reale ed operativo contributo, proporre interventi modificanti, farsi coscienza critica di un sistema socio – politico.
È sufficiente l'esercizio critico della ragione come nocciolo dell'intervento modificante? Può essere ragionevolmente e utilmente applicato all'universo infantile? No. Esistono però dei validissimi strumenti, come la Legge Regionale del 1980, che chiede, attraverso un'Ordinanza dell'Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione del 1993, alle scuole siciliane di ogni ordine e grado, di contribuire allo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità mafiosa, attraverso una serie di iniziative che hanno lo scopo di approfondire tutte le questioni di natura culturale e metodologica inerenti la sperimentazione delle attività didattiche ed educative intese alla conoscenza dei vari aspetti e manifestazioni del fenomeno mafioso nelle sue implicazioni storiche, socio – economiche, politiche e di costume.

Tratto da STORIA DELLA PEDAGOGIA di Gherardo Fabretti
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