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Il governo Tambroni, 1960


TAMBRONI E IL LUGLIO 1960. L'immagine, talora sostenuta, di un Tambroni uomo di sinistra, costretto quasi suo malgrado a svoglere un ruolo diverso, appare del tutto priva di fondamento ove si scorrano gli atti parlamentari e i verbali del Consiglio dei ministri. Se il suo intervento al congresso DC di Firenze nel 1959 è indubbiamente favorevole all'apertura a sinistra, la sua azione ha tratti completamente diversi: tratti, va aggiunto, maggiormente in sintonia con l'azione concreta svolta da lui come ministro dell'Interno nei quattro anni precedenti.
Il governo varato da Tamboni il 21 marzo ottenne la fiducia della Camera, per soli tre voti di scarto (300 sì e 297 no), con il determinante appoggio dei deputati missini. La circostanza causò l'abbandono dei ministri appartenenti alla sinistra della DC Bo, Pastore e Sullo. L'11 aprile, dietro esplicito invito del proprio partito, il governo rassegnò le dimissioni che furono respinte dal presidente Giovanni Gronchi, anzi ricevendo l'invito a presentarsi al Senato per completare la procedura del voto di fiducia.Il 29 aprile, sempre con l'appoggio dei missinini e con pochi voti di scarto (128 sì e 110 no), il governo Tambroni ottenne la fiducia del Senato.
Il governo si presenta come prevalentemente amministrativo, di transizione, giusto perché vadano avanti le Olimpiadi di Roma e si approvi il Bilancio. Eppure, in esso riecheggiano sin dalla prima riunione toni poco distesi, machisti, per non dire fascisti. L'azione del governo è nettamente indirizzata verso due direzioni: il ribasso di alcuni generi di prima necessità (segno esplicito della ricerca demagogica del governo di trovare favori popolari) e il continuo, ossessivo, paventare dei rischi di una imminente congiura comunista condito con l'ingiustificata dichiarazione su una presunta debolezza del governo.
L'ostilità alle forze armate è vista come sintomo di assenza di sentimenti nazionali e come manifestazione di forza tentata dai partiti di sinistra che hanno approfittato di un periodo di carenza dei poteri dello Stato. Non paghi, il ministro dell'Interno Spataro evoca indefinite violenze di elementi di sinistra per invitare prefetti e questori a prendere ogni adeguata misura. Ne seguono inteventi repressivi ed intimidatori che aumentano ulteriormente la tensione.

Tratto da STORIA CONTEMPORANEA di Gherardo Fabretti
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