Forme di Stato
Esistono due definizioni; una per forma di stato cioè il rapporto che corre tra le autorità dotate di potestà d’imperio e la società civile, nonché l’insieme dei principi dei valori cui lo stato ispira la sua azione; e una per forma di governo cioè i modi in cui il potere è distribuito tra gli organi principali di unno stato-apparato e l’insieme dei rapporti che intercorrono tra essi.
Evoluzione delle forme di stato: lo stato assoluto:
Lo stato assoluto nacque in Europa tra il 400 e il 500 e si affermò per i successivi 200 anni; si caratterizzava per un apparato autoritario separato e distinto dalla società e l’affermazione di un potere sovrano attribuito alla corona, è quel modello di stato in cui il potere apparteneva a una sola persona che lo esercitava per i propri fini(sviluppatosi maggiormente in Francia e GB), allo stesso tempo si affermava uno stato assoluto illuminato detto stato di polizia, in Prussia e Austria, con l’obiettivo di far crescere il benessere della collettività, creando e regolando le attività sociali.
Dallo stato assoluto a quello liberale:
Con la fine del 700 con la rivoluzione francese e l’impossibilità del re Carlo primo in GB di poter governare a suo piacimento per colpa dell’opposizione della camera dei comuni, la forma di stato assoluto cessa la propria esistenza.
A sostituire lo stato assoluto, interviene la forma di stato liberale, che si manifesta attraverso la formazione di un’unica classe, il principio di libertà e lo stato di diritto. Lo stato liberale è caratterizzato da tratti essenziali come: lo stato è considerato uno strumento che tutela la libertà dei diritti degli individui; inoltre se l’unico scopo dello stato è di garantire i diritti allora dovrà essere uno stato limitato; lo stato riconosce la tutela delle libertà personale, della proprietà privata, della libertà contrattuale e la libertà di pensiero, religiosa; lo stato affida questa tutela alla separazione dei poteri tra soggetti che si controllano reciprocamente; la tutela dei diritti deve essere affidata alla legge, nel senso che se esistono delle limitazioni alle libertà devono essere comunicate attraverso la legge; in fine all’interno del parlamento i singoli parlamentari devono tutelari gli interessi di tutti e non solo i propri, per cui è vietato il mandato imperativo. Prima dell’avvento del suffragio universale, poteva votare solo chi era dotato di requisiti essenziali: almeno venticinque anni, essere istruiti e pagare 40 lire d’imposta annua, questo portava al voto solo il 2% della popolazione che rappresentava così solo i propri interessi senza tutelare quelli dell’intera popolazione, è per questo che si parlava di stato monoclasse. Attraverso l’affermazione del suffragio universale si passa da uno stato monoclasse a uno stato pluralista, dove sono riconosciuti a tutti i partiti, le libertà d’interessi, la loro voce nei parlamenti, libertà delle idee, le trasformazioni che hanno garantito questo sono state: l’affermazione dei partiti di massa, e la configurazione degli organi elettivi come luogo di confronto e di scontro.
Questa tipologia di stato si afferma in gran parte dell’Europa, in alcuni paesi però come Italia, Germania e Russia, l’affermazione dei partiti di massa non rappresentava l’affermazione degli stati pluralisti, ma l’affermazione di stati totalitari. In questi paesi, l’affermazione di un partito si identificava col diventare stato e la possibilità di accentrare a se tutti i poteri. In Italia si afferma lo stato fascista con la totalità dei poteri nelle mani di Mussolini, in Germania con l’avvento di Hitler e l’affermazione in Italia dello stato fascista si propone alla ribalta lo stato nazionalsocialista, che ingloba i poteri nelle mani del fiurer, in fine in Russia e nei paesi del blocco europeo che costituivano l’URSS, s’impone lo stato socialista con la dittatura del proletariato con Lenin prima e perdura negli anni a seguire con Stalin.
Il passaggio tra stato liberale e stato sociale:
Questo passaggio è segnato soprattutto dall’affermazione nei paesi in cui si manifestava lo stato liberale, dell’interveto dello stato; qui, infatti, se nel primo si pensava che i problemi che sorgevano sarebbero stati risolti all’interno del mercato stesso, col welfare state e quindi con lo stato sociale, non si manifesta più così prevalente la privatizzazione, ma è lo stato che interviene per la riduzione dei disagi dei cittadini.
Lo stato pluralista si sviluppa per gran parte del mondo ma questi paesi non sono completamente uguali, infatti, anche tra essi esistono delle differenze che scaturiscono per diversi motivi: la differenza dei partiti politici, se in Europa c’è la formazione dei partiti di massa e quindi la molteplice formazione di essi, in America si sviluppano due fronti uno repubblicano e uno democratico che attraverso le primarie scelgono i loro rappresentanti e in seguito lo portano alla candidatura come presidente anche se non l’appoggiavano precedentemente, in quest’ultimo caso soprattutto dopo la presidenza Roosevelt si accentua il potere della figura presidente rispetto al resto delle autorità nazionali. Altra differenza riguarda la classificazione dei raggruppamenti, se in Europa ci si unisce in base ad idee simili, a costumi religioni, in altri paesi come armeria e Gb i conflitti sorgono per le differenze di vedute nella suddivisione dei capitali tra gli individui. L’ultima differenza riguarda l’intervento dello stato nell’economia e nella società, c’è una prevalenza privatistica in paesi come Giappone, svizzera, usa, questo favorisce l’economia, mentre altri paesi preferiscono far prevalere gli interessi sociali intervenendo all’interno del mercato, questo avviene in Italia e in tanti paesi dell’ovest europeo. I caratteri dello stato di democrazia pluralista sono: segretezza e libertà del voto, con la garanzia del dissenso e quindi la garanzia del così detto principio di tolleranza. La libertà di manifestazione di pensiero, e anche l’uguaglianza tra i cittadini che si afferma con l’uguaglianza formale di fronte alla legge senza differenze di reddito o benessere economico e tutto questo per portare a una sempre più effettiva un’uguaglianza sostanziale.
La rappresentanza politica è l’identificazione di un significato in cui una persona liberamente attraverso una volontà detta mandata si assume l’incarico di svolgere per conto di un’altra persona una determinata operazione, rappresentando i suoi interessi, perciò si parlerà di due soggetti un rappresentato e un rappresentante. Per quanto riguarda il livello politico si parlerà di rappresentazione d’interessi, in cui il rappresentante opera nell’interesse del rappresentato. La prima forma di rappresentazione da parte di una nazione si ebbe in Francia nel 1971, dove si toglieva la sovranità al re per concederla alla nazione e quindi a che delegava chi doveva rappresentare il popolo. Da essa derivano tre implicazioni: la prima in cui si deve votare i propri rappresentanti e quindi c’è bisogno di un elettorato definito attivo, cioè chi ha la possibilità di eleggere, essi non erano tutti i cittadini, ma solo chi possedeva un’istruzione e che pagavano un determinato quantitativo di censo. Un secondo aspetto in cui chi era eletto non doveva curare l’interesse del proprio collegio elettorale ma dell’intera nazione; in fine un terzo aspetto riferito al secondo che se si dovevano curare gli interessi dell’intera nazione allora doveva essere vietato il mandato imperativo. Questa rappresentanza provoca degli effetti di responsabilità politica nel senso che dopo esser stati eletti, dopo il mandato allora si tornerà alle elezioni e si verrà giudicati dai cittadini nell’operato.
Anche se si parla di mandato e quindi rappresentanza, in cui i politici prendono decisioni nell’interesse di tutti, in alcuni casi si utilizza la così detta democrazia diretta, cioè si chiede l’intervento dei cittadini per poter prendere una decisione o chiedere il loro parere. Questa forma si sviluppa in: iniziativa legislativa(con 50000 elettori si può richiedere l’analisi di una possibile legge), la petizione cioè chiedere a organi come governo o agli organi parlamentari di sollecitarsi nello svolgere determinate attività. In fine abbiamo la maggior espressione della democrazia diretta, cioè il referendum chiedere direttamente ai cittadini cosa si pensi di un determinato argomento. Il referendum può essere,in relazione all’oggetto: costituzionale, legislativo, politico e amministrativo. La costituzione italiana ne classifica 4 il primo è il referendum di revisione costituzionale, e si riferisce alla possibile revisione della costituzione ed è detto anche sospensivo o approvativo, il secondo è il referendum abrogativo è utilizzato per le leggi o atti aventi forza di legge, il terzo è il referendum costitutivo per la modificazione territoriale di provincie regioni e comuni, il 4 è il referendum abrogativi o consultivi su leggi e provvedimenti amministrativi delle regioni. Abbaimo anche i referendum manipolativi, che non sono veri e propri referendum, e i referendum di indirizzo politico.(es. di quest’ultimo è quello del 1989 che chiedeva ai cittadini se entrare o meno nella comunità europea, o tra repubblica e monarchia). Il referendum manipolativo invece consente di accelerare i tempi ed avere una nuova legge e cioè manipolare le leggi vecchie.
Il quorum per la riuscita del referendum, serve un doppio quorum, quorum partecipativo 50% +1, degli aventi diritto al voto e quorum deliberativo, conteggio dei voti, la maggioranza di si abroga totale mento o parzialmente la legge. Procedura del referendum: quesito, 50000 firme, controllo delle firme nell’ufficio del referendum nella corte di cassazione. Il controllo deve essere: di legalità (formale), di ammissibilità cioè controllare che il quesito sia chiaro univoco e non contraddittorio. Se una legge è bocciata con la maggioranza di no, non può essere riproposta prima di 5 anni.
Il referendum può essere, sospensivo, sospende la procedura di revisione costituzionale; confermativo il popolo conferma la legge.
Referendum regionale e locale, l’art 132 si compone di due commi; il primo prevede la possibilità di una fusione tra due regioni, il secondo il distacco tra due regioni. Il primo si verifica con legge costituzionale perché è una modifica territoriale di tipo regionale. La richiesta deve essere fatta da un certo numero di persone che deve porla ai consigli regionali, e poi al referendum.
All’interno del modello liberale un fondamentale aspetto già introdotto da Montesquieu, è la separazione dei poteri, essi, infatti, secondo lui devono essere affidati a tre soggetti differenti che possono controllarsi a vicenda e segnalare le eventuali irregolarità, i poteri si dividono in legislativo, esecutivo e giudiziario. All’interno delle democrazie pluraliste il significato della separazione dei poteri si è modificato nel tempo portando in evidenza una quarta funzione, quella d’indirizzo politico, consiste nella determinazione di linee guida fondamentali, che sono rispettate nel prosieguo del mandato. Il funzionamento dello stato liberale e della democrazia pluralista si sviluppa attraverso la regola della maggioranza, che vale come principio di rappresentanza(per eleggere i propri rappresentanti), funzionale (tecnica con cui un organo prende le sue decisioni) e principio di organizzazione politica(criterio con cui si svolgono i rapporti tra i partiti politici).nel primo caso però la maggioranza non deve essere utilizzata come giusto strumento senza che si possa incorrere nel rischio di tirannia della maggioranza, ma si deve anche tutelare qualsiasi tipo di minoranza politica. Nel secondo caso attraverso la maggioranza sono eletti i rappresentanti dei cittadini all’interno del parlamento. Nel terzo caso la maggioranza serve come garanzia nei confronti del parlamento e del governo per favorire il più tranquillo operato durante il mandato che dovrebbe garantire la completa fiducia del parlamento nei confronti del governo. La maggioranza si sviluppa in: relativa o semplice (numero più elevato di voti), assoluta (la metà più uno dei votanti), qualificata (corrispondente ad un numero maggiore della maggioranza assoluta ad es. 2/3). All’interno di un paese oltre a minoranze politiche esistono minoranze permanenti che sono tutelate dalle costituzioni di democrazie pluralistiche, che vietano le discriminazioni in ragione dell’uso di una lingua differente da quella nazionale, in ragione alla religione professata e in ragione all’appartenenza a una o all’altra razza.
La separazione dei poteri si sviluppa anche tra lo stato centrale e altri enti territoriali, infatti si distinguono stato unitario e stato composto; il primo ha una divisione in cui il potere principale spetta allo stato centrale e tutte le sezioni successive sono sottoposte alle decisioni del primo, mentre nel secondo il potere è diviso tra stato centrale e gli altri organi che sono dotati anch’essi di un proprio indirizzo politico, di funzione legislativa,etc. esempio dello stato unitario si è affermato in Europa, mentre il secondo in America. In Europa però ci sono forme di stato composto, nelle due forme di: stato federale e stato regionale. Lo stato federale in regola è costituito da un ordinamento statale federale(costituzione,leggi), ripartizione dei tre poteri tra stato centrale e stati membri, esistenza di un parlamento bicamerale. Lo stato regionale si caratterizza dall’esistenza di enti territoriali riconosciuti che non sono dotati però di una loro costituzione ma di uno statuto; una partecipazione minima al procedimento di revisione costituzionale.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Marco D'Andrea
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- Facoltà: Economia
- Corso: Economia e Finanza
- Esame: Istituzioni di diritto pubblico
- Docente: M. Zuppetta
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