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Segni del cinema in Eco, Worth e Wollen


Bettetini, Eco e Garroni rispondono a Metz rispetto alla nozione di lingua e linguaggio; Eco, in "La struttura assente", individua la doppia articolazione nel cinema ma con argomenti ormai superati, e lo stesso vale per Bettetini, mentre Garroni relativizza l’opposizione lingua – linguaggio, ponendo la prima come “momento normativo” del secondo, e considerando il cinema come linguaggio ancora poco normato. Sol Worth distingue come segni cinematografici videma (inquadratura), cadema (ripresa) ed edema (montaggio), ma soprattutto supera la concezione statica dello strutturalismo per occuparsi del processo comunicativo produttore - film - spettatore, individuando 3 momenti fondamentali, con il “Feeling-Concern” (insieme delle credenze e dei sentimenti che sostengono la volontà espressiva del film) che determina lo “Story Organism” (strutturazione della storia), che a sua volta determina gli “Image Event” (gli eventi che danno corpo concretamente alla storia), in una concezione vicina a Greimas; Wollen abbandona il modello saussuriano per rifarsi a Peirce e alla sua distinzione tra segni iconici, indicali e simbolici, e un esempio di segno indessicale è il “fuori fuoco” di un oggetto inquadrato, che evidenzia la copresenza di oggetto e macchina da presa, così come il documentario alla Flaherty o il cinema di Rossellini (analizzato così anche da Bettetini), mentre il segno simbolico è identificato con il cinema di Eisenstein e quello iconico con quello di von Sternberg (reinvenzione della realtà, con cui però conserva una somiglianza costitutiva, senza distaccarsene per mirare alla concettualità astratta come fa Eisenstein); in realtà, tutti i 3 tipi di segni sono presenti nel cinema in proporzioni diverse.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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