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Sguardo e sequenza in "Arancia meccanica"



"Arancia meccanica" viene diviso in 5 grandi unità (tematiche), violenza – prigionia – cura – rientro nella società – finale; il film esula dai generi narrativi, ricomprendendo gangster-movie, fantastico e horror, in un universo diegetico fuori dal tempo per la combinazione originale di elementi della sua epoca; la prima inquadratura è lo sguardo in macchina del protagonista, con una voce “over” (narrante, non di un personaggio fuori scena) che costituisce l’io narrante in modo meno “sperimentale” della soggettiva e instaura una tensione tra oggettivo e soggettivo (“Eccomi là” sono le prime parole, durante la carrellata all’indietro), in una focalizzazione interna raramente violata ma anche ambigua (Alex parla spesso di sé all’imperfetto); c’è una costante dialettica tra naturale e culturale, come negli occhi (solo uno truccato) di Alex, o nella musica iniziale “anempatica” (marcia funebre durante la carrellata all’indietro); la prima sequenza si compone della sola prima inquadratura con il suo “travelling” (carrellata) a retrocedere, e segue l’inquadratura del barbone, con mutamento di luogo e musica non più extradiegetica ma diegetica; la sequenza successiva è quella del teatro abbandonato, con musica extradiegetica che parte all’inquadratura precedente ed è prolettica per la nuova sequenza; Jost parla non di “focalizzazione” ma di “ocularizzazione” per il cinema, in quanto chi racconta e chi vede sono fatti coincidere, e non sempre ciò vale per “Arancia meccanica”, in cui spesso lo sguardo del film anticipa quello di Alex; l’ulteriore sequenza è in auto, ma la si può unire all’arrivo nella casa in base all’unità di colonna sonora (che la unisce anche allo scontro precedente con i rivali); un altro stacco si ha con l’inquadratura entro la casa (fine della musica); un nuovo pezzo musicale, intradiegetico (la cantante), marca la nuova sequenza nel bar; nella “resa dei conti” con i compagni la musica apparentemente extradiegetica è rivelata diegetica da Alex, e la sequenza è in “ralenti”.

Tratto da SEMIOLOGIA DEL CINEMA di Massimiliano Rubbi
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