Storia della colonna infame
Nel Seicento la credenza popolare attribuiva la responsabilità della peste agli untori. Tale opinione era alimentata dalla classe dominante per nascondere la propria incapacità di combattere il morbo.
La Storia della colonna infame è la storia di una ingiustizia che si maschera dietro la giustizia. Il titolo deriva da una colonna commemorativa che il tribunale fa elevare sul luogo dove un tempo si erigeva la casa di un imputato, demolita come ammonimento. L'aggettivo infame ha un doppio significato: per il tribunale voleva colpire il presunto untore, per Manzoni bolla l'infamia dei giudici.
Nell'opera Manzoni pone il vero storico; ma a vedere bene gli interessa soprattutto il vero morale. Più dell'accertamento dei fatti, preme a Manzoni quello delle colpe morali e delle responsabilità individuali, dei giudici e anche degli inquisiti che denunciavano altri innocenti per salvarsi.
Manzoni inventa così un genere di scrittura che pur ricollegandosi al pamphlet illuministico, se ne differenzia per il suo contenuto rigorosamente storico. Si tratta di un genere dunque diverse dal romanzo filosofico (come Candide di Voltaire), sia dal pamphlet di denuncia relativo a un tema specifico (Dei delitti e delle pene di Beccaria); pur risentendo di entrambi, è del tutto nuovo. Notevole è il recupero che ne farà Sciascia. In L'affaire Moro (1978), Sciascia ricostruisce un fatto storico reale da un punto di vista morale, unendo storiografia, denuncia morale e psicologia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Corso: Lettere
- Esame: Letteratura italiana
- Titolo del libro: La scrittura e l'interpretazione: storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civilta europea, Volumi 1-5
- Autore del libro: Luperini Romano, Cataldi Pietro, Marchiani Lidia
- Editore: Palumbo, Palermo
- Anno pubblicazione: 1998
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