Wolfgang Iser e la teoria del lettore implicito
Veniamo ad Iser, che nelle opere Il lettore implicito (1972) e L'atto della lettura (1976) ha ripreso quanto detto per analizzare il processo della lettura. Iser sostiene che che effetti e risposte non sono caratteristiche né del testo né del lettore, e che questi due elementi interagiscono in una determinata maniera: il testo rappresenta un effetto potenziale che viene realizzato nel corso del processo di lettura. In altre parole il testo è un dispositivo in potenza partendo dal quale, il lettore, interagendovi, costruisce un oggetto coerente, un tutto unico. Iser dice che l'opera letteraria ha due poli, quello artistico e quello estetico. Il polo artistico è il testo dell'autore; il polo estetico è la realizzazione compiuta dal lettore. Alla luce di questa polarità è chiaro che l'opera non può essere identica né al testo né alla sua concretizzazione, ma approssimativamente situata tra i due. L'opera deve essere di carattere virtuale, perchè non può essere ridotta alla realtà del testo o alla soggettività del lettore; è da tale virtualità che prende il suo dinamismo. Il lettore passa attraverso le varie prospettive aperte dal testo, riferisce i diversi punti di vista e modelli l'uno all'altro, mette in azione l'opera e anche se stesso. Il senso quindi, secondo Iser, è un effetto di cui il lettore fa l'esperienza, non un oggetto definito che preesiste alla lettura. Caratteristica del testo letterario, come in Ingarden, è la compiutezza; la letteratura si realizza nella lettura. La letteratura ha quindi una esistenza doppia ed eterogenea, perchè esiste certamente indipendentemente dalla lettura, ma in potenza, nei testi e nelle biblioteche; diventa atto soltanto quando la si prende dai testi e dalle biblioteche e la si legge. Dunque l'autentico oggetto letterario è la stessa interazione tra testo e lettore. Non è invece né il testo oggettivo né l'esperienza soggettiva; è una sorta di schema virtuale fatto di spazi bianchi, di vuoti e di indeterminazione. Sintetizzando: il testo istruisce, il lettore costruisce.
È innegabile che siano numerosi, in ogni testo, i punti non definiti, riassorbiti e ridotti dalla lettura. Questi riassorbimenti, queste riduzioni, dice Iser, sono numerosissime, se non infinite. Ciò non vuol dire, come Barthes, che il testo non sia “operabile”, ma che sia, anzi, operabile in infiniti modi. La più importante nozione che Iser ricavò da questa breve premessa è certamente quella di lettore implicito, calcato su quella di autore implicito, coniata da Wayne Booth in Retorica della narrativa.
Booth sosteneva che un autore non si ritirava mai del tutto dalla sua opera, ma che vi lasciava sempre un sostituto, perchè la controllasse in sua assenza: l'autore implicito. Booth precisava inoltre che l'autore costruisce il suo lettore, allo stesso modo di come costruisce il suo secondo io (l'autore implicito), e che la lettura più riuscita è quella per la quale gli io costruiti (autore e lettore impliciti) possono accordarsi. Dentro ogni testo c'è dunque, pianificato dall'autore e complementare all'autore implicito, anche un luogo predisposto per il lettore, nel quale egli è libero di sistemarsi o meno. Il lettore implicito è quindi una costruzione testuale che il lettore reale percepisce come vincolo; corrisponde al ruolo assegnato al lettore reale dalle istituzioni del testo, che pretende che il lettore si pieghi alle sue regole. Il lettore implicito propone un modello al lettore reale, definisce un punto di vista che consente al lettore reale di ricostruire il senso del testo. Guidato dal lettore implicito, il lettore reale ha un ruolo al tempo stesso attivo e passivo. Il lettore viene così percepito simultaneamente come struttura testuale (il lettore implicito) e come atto strutturato (il lettore reale). Basato sul lettore implicito, l'atto di lettura consiste nel concretizzare le visuali schematiche del testo, cioè nel figurarsi i personaggi e gli avvenimenti, nel colmare le lacune delle parti narrative e descrittive, nel costruire un tutto unico coerente a partire da elementi dispersi e incompleti.
La lettura è così una soluzione di enigmi, ma è un atto frustrante, perchè nessun lettore mai potrà indicizzare completamente un testo, poiché un intreccio contiene sempre punti deboli che non si possono spiegare, alternative impossibili. In ogni testo vi sono sempre ostacoli su cui la concretizzazione inciampa per forza, perchè un realismo assoluto non può esistere.
Quando Iser parla di soluzione di enigmi non pensa né al cacciatore né al detective; pensa al viaggiatore. La lettura è infatti intesa come attesa e modifica dell'attesa per mezzo degli incontri imprevisti fatti lungo il cammino, che è un viaggio lungo il testo. Il lettore ha un punto di vista mobile sul testo. Come chi viaggia in auto, il lettore percepisce ad ogni istante solo un aspetto del testo, ma combina tutto quello che ha già visto grazie alla propria memoria, e costruisce uno schema coerente la cui natura e la cui affidabilità dipendono dal suo livello di attenzione. Una visione generale dell'itinerario non la possiede mai però. La lettura procede sia avanti, raccogliendo nuovi indizi, sia all'indietro, con la reinterpretazione di tutti gli indizi archiviati fino al punto in cui è arrivata.
Iser, infine, insiste su quello che lui definisce repertorio. Il repertorio è l'insieme delle norme sociali, storiche, culturali che il lettore porta con sé come bagaglio necessario alla lettura. Solo il lettore? No. Anche il testo ha un repertorio, affidato al lettore implicito. Perchè abbia luogo la lettura, è necessario che vi sia almeno un minimo di intersezione tra i due repertori, quello del lettore reale e quello del testo, cioè del lettore implicito.
È una bella descrizione, ma lascia irrisolta una questione spinosa. Come si incontrano, si affrontano, nella pratica, il lettore implicito e i lettori empirici, storici, reali? Sono loro a piegarsi alle istruzioni del testo? E se non si piegano, come dare conto delle loro trasgressioni? La lettura reale può essere oggetto della teoria?
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria della letteratura
- Docente: Prof.ssa Rosalba Galvagno
- Titolo del libro: Il demone della teoria
- Autore del libro: Antoine Compagnon
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2000
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