L'interpretazione allegorica
Noi moderni abbiamo perduto di vista le sfumature dell’antica retorica, così tendiamo a interpretare le difficoltà dei testi, solo alla luce dello stile utilizzato, riducendo così il problema dell’intenzione. Ma questa confusione non è la stessa che chiamiamo allegoria? L’interpretazione allegorica cerca di capire l’intenzione nascosta di un testo decifrandone le figure.
Gli antichi trattati di retorica non sapevano mai bene dove collocare l’allegoria. Figura di pensiero (che concerne cioè l'idea o l'immagine che appare in una frase) e anche di significato (che riguarda cioè il cambiamento del significato delle parole) ma di un significato costituito da più parole (metafora continuata la definì Quintiliano), l’allegoria fluttua dalla prima parte della retorica (l’inventio) alle terza (l’elocutio), da un problema di intenzione, dunque, ad uno di stile, come si diceva nel precedente paragrafo.
Sull’allegoria il Medioevo ha caricato tutto il problema dell’intenzione, basandosi sulla sovrapposizione di due binomi teoricamente distinti, uno giuridico e uno stilistico. Nel senso ermeneutico tradizionale l’allegoria è un metodo di interpretazione dei testi, un modo per continuare a spiegare un testo una volta che esso è separato dal suo contesto originario e l’intenzione del suo autore non è più riconoscibile, se pur mai lo è stata.
I Greci chiamavano l’allegoria hyponoia, termine nato nel VI secolo dall’esigenza di significare accettabilmente passi omerici ormai giudicati inaccettabili. In pratica la distinzione stilistica viene subordinata a quella giuridica. L’allegoria è una interpretazione anacronistica del passato, una lettura dell’antico sul modello del nuovo, un atto ermeneutico di appropriazione: l’intenzione antica viene sostituita da quella dei lettori.
La lettura del Vecchio Testamento come se annunciasse il Nuovo; la scoperta di profezie di Cristo in Omero, Virgilio e Ovidio, restano il prototipo dell’interpretazione tramite l’anacronismo. L’allegoria è uno strumento onnipotente per dare un senso nuovo ad un testo antico. Ma rimane il problema dell’intenzione, che non viene completamente riassorbito dall’amalgama di registro giuridico e registro stilistico presente nell’allegoria.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Gherardo Fabretti
[Visita la sua tesi: "Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy"]
[Visita la sua tesi: "Profezie inascoltate: il "Golia" di Giuseppe Antonio Borgese"]
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Teoria della letteratura
- Docente: Prof.ssa Rosalba Galvagno
- Titolo del libro: Il demone della teoria
- Autore del libro: Antoine Compagnon
- Editore: Einaudi
- Anno pubblicazione: 2000
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