Guerra, alleanze e rapporti interstatali nelle "Storie" di Tucidide
Quali indicazioni sulle dinamiche delle relazioni internazionali si possono ricavare dalle analisi viste fin qui?
Nell’opera Pace e guerra tra le nazioni, R. Aron fa partire la sua analisi dall’analisi del saggio di D. Hume intitolato On the Balance of Power. Da questo saggio, Aron ricava la più semplice formula dell’equilibrio = mai uno Stato deve possedere forze tali che gli Stati vicini siano incapaci di difendere i propri diritti contro di esso.
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La politica di equilibrio obbedisce a una regola di buon senso, deriva dalla prudenza necessaria agli Stati che desiderano conservare la propria indipendenza e non essere alla mercé di uno Stato che disponga di mezzi irresistibili.
Al livello di massima astrazione, la politica di equilibrio si riduce alla manovra intesa ad impedire ad uno Stato di accumulare forze superiori a quelle dei suoi rivali coalizzati ⇒ ogni Stato, se vuole salvaguardare l’equilibrio, si schiera contro lo Stato o contro la coalizione che sembrano in grado di assicurarsi una simile superiorità.
Questa regola generale vale per tutti i sistemi internazionali. Ma se vogliamo elaborare le regole della politica di equilibrio, dobbiamo avere dei modelli di sistemi, secondo la configurazione del rapporto delle forze.
I 2 modelli più tipici secondo Aron sono:
− sistema pluripolare = sistema internazionale definito dalla molteplicità degli Stati rivali, le cui risorse, pur senza essere uguali, non creino una disparità di natura.
Poiché in un simile sistema il nemico è, per definizione, lo Stato che rischia di dominare gli altri, il vincitore di una guerra – o comunque colui che ha tratto da essa il maggior numero di vantaggi – diventa immediatamente sospetto agli occhi dei suoi alleati di ieri.
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Le amicizie e le inimicizie sono per essenza temporanee, perché sono determinate dal rapporto delle forze.
In funzione dello stesso ragionamento, lo Stato le cui forze aumentano deve prevedere la diserzione di alcuni dei suoi alleati che passeranno al campo avverso affinché l’equilibrio permanga ⇒ lo Stato in fase ascendente avrà l’accortezza di limitare le proprie ambizioni, se non aspira all’egemonia o all’impero. Se aspira all’egemonia egli deve, in quanto perturbatore del sistema, aspettarsi l’ostilità di tutti gli Stati conservatori.
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